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Lavoro e società digitale: report dell’incontro promosso da Acli Faenza

Indicare strategie e progetti per capire come il territorio si può attrezzare alle sfide del digitale: di questo si è discusso lunedì 25 marzo 2019 nel terzo incontro di “Lavoro: Faenza in newtork”, promosso dalle Acli di Faenza in accordo con la diocesi di Faenza-Modigliana, per comprendere le nuove dinamiche e tendenze del mondo del lavoro. Ospiti di questo appuntamento dedicato all’impatto dei social media e del digital marketing sono stati l’architetto Alessandro Bucci, Giordano Sangiorgi, patron del Mei, e Carlo Visani, Ceo di Tecla. Un incontro che ha fatto comprendere le relazioni tra digitale e reale: ai cambiamenti del primo corrispondono infatti mutamenti del secondo, come per esempio nell’evoluzione delle città, del fare musica o della formazione scolastica.

Alessandro Bucci: “A Faenza nel 2018 ci sono stati 60mila acquisti Amazon: la città deve recepire questi cambiamenti e reagire in modo nuovo”

«Una delle grandi novità portate dal digitale – spiega l’architetto Alessandro Bucci – è che quasi l’intera umanità avrà un mezzo per essere non solo consumatore, ma anche produttore di contenuti». Questo ha provocato una trasformazione repentina del modello economico, che ha portato, per esempio, Airbnb a realizzare in sei anni quello che la catena Hilton ha fatto in un secolo di storia in termini di capillarità e fatturato. Si è approfondito poi il mutamento urbanistico delle città, che vanno verso una direzione pluricentrica a discapito del centro storico e del piccolo commercio, oltre che dei rapporti sociali. «Nell’ultimo anno a Faenza ci sono stati 60mila acquisti attraverso Amazon, praticamente uno per ogni abitante – spiega Bucci – dobbiamo quindi modificare il nostro pensiero nei confronti della città, cogliendo le opportunità di questi cambiamenti valorizzando le peculiarità locali. Se cerchiamo invece di risolvere questa crisi con la stessa mentalità di prima non troveremo una soluzione e resteremo indietro».

Giordano Sangiorgi (Mei): “Con il digitale è cambiato il modo di ascoltare e produrre musica”

Esemplificativi sono stati i mutamenti in campo musicale negli ultimi vent’anni, illustrati da Giordano Sangiorgi. «Appena una piattaforma web stava per imporsi ecco che ne arrivava un’altra a soppiantarla». Gli esempi che illustra Sangiorgi sono numerosi: «Gli mp3, che all’epoca erano un elemento di innovazione straordinario, bloccato da multinazionali, oggi sono quasi un elemento obsoleto. Idem per il sistema Itunes, soppiantato dall’era dello sharing. Myspace ha avuto il suo apice nel 2005 con band alternative che riuscivano a farsi conoscere tramite questo mezzo, poi è crollato con l’emergere di Youtube. Ora è subentrato Spotify come medium privilegiato». Tutto questo ha ucciso il mercato discografico fisico e dal 2001 il fatturato è crollato del 90%. E al cambio del medium, cambia anche il modo di produrre musica. «Così si spiega il boom della trap, che è musica per smartphone. Non ci sono più i musicisti, si fa tutto in casa, con software specifici, si mette la musica direttamente su Youtube. I territori – conclude Sangiorgi – devono puntare sulle peculiarità culturali, realtà fisiche che non possono essere copiate. Anche a Faenza c’è tanto ‘petrolio’ culturale che però viene disperso».

Carlo Visani (Tecla): “Fatichiamo a trovare personale qualificato nel settore digital”

La parola passa poi a Cladio Visani, pioniere nel settore digital con un’azienda creata 21 anni fa e che oggi dà lavoro a 100 dipendenti. «La più grande difficoltà che riscontro nel settore digital – spiega Visani – è il rapporto con il mondo dell’istruzione che non è preparato a questi cambiamenti. Non ci sono persone formate né percorsi di studi specifici: fatichiamo a trovare personale adeguato e tante volte dobbiamo formarlo noi. Eppure il nostro è un settore che cresce al ritmo del 20% ed è un mercato che va alimentato, ma come Paese non lo stiamo facendo. Anche le comunità locali hanno delle responsabilità in questo senso: come per l’evoluzione delle città, bisogna cercare di lavorare attraverso ‘progetti’ a lungo termine, parola oggi caduta nel dimenticatoio. Come tutte le rivoluzioni – conclude – quando arrivano non si è sufficientemente preparati”.

Samuele Marchi

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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