La ballata di Buster Scruggs dei fratelli Coen
Nel vecchio West, Buster Scruggs “il misantropo” è un ricercato che se ne va trottando sul suo cavallo e strimpellando canzoni folk che raccontano storie, leggende e miti della Frontiera Americana. Si rivolge agli spettatori, rompendo direttamente la quarta parete e iniziando ad introdurre quello che vedremo in seguito. Nonostante la presenza di Scruggs sia limitata solo ai primi minuti della pellicola, la sua impronta si farà in un qualche modo sentire per il resto della durata, come un narratore silenzioso.
I fratelli Coen giocano con gli stereotipi del genere Western
Un libro sfogliato fa da sipario ad ognuna delle storie che Joel ed Ethan Coen portano sullo schermo: La ballata di Buster Scruggs è nientedimeno che un film ad episodi, di quelli che ormai non si vedono più, che sembra appartenere ad un’altra epoca proprio come un vecchio manoscritto, testimonianza di un’era tramontata quale quella del Far West. Alla sequenza più allegra e scanzonata dedicata a Scruggs, il tono affrontato si va a modificare continuativamente: nel corso di sei differenti racconti i Coen riescono a raccontare un intero genere passando attraverso situazioni e stereotipi tipici delle principali opere western conosciute, spostandosi da Leone a John Ford senza alcuno scivolamento e soprattutto senza perdere il cardine fondamentale rappresentato dalla loro capacità autoriale e visione organica.
Troviamo di tutto: dal tipico anti-eroe dello spaghetti western all’incallito cercatore d’oro, dalle classiche diligenze delle praterie ai rudi saloon dove si gioca a poker e dove non mancano mai le sparatorie.
La ballata di Buster Scruggs: un racconto di veri e propri quadri
Anche lo stile dei Coen si rende elastico a seconda del racconto messo in scena, come se il film stesso rappresentasse un medley o una vera e propria canzone (non a caso nel titolo figura la parola “ballata”). Ogni vignetta dà infatti modo di liberare la loro fantasia creativa e di discorrere in tante lingue diverse dello stesso mondo. Il tono goliardico di Scruggs viene così attenuato da racconti freddi come il ghiaccio delle grandi pianure, a tratti tragici in alcune sequenze, per ricordare agli spettatori la violenza efferata e la crudeltà dell’epoca, al di là di ogni mito costruito intorno al genere. La regia, bilanciata e pulita, riesce a essere inventiva e genera veri e propri quadri, come didascalie di un racconto illustrato.
Il film ha vinto la miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Venezia
Anche la colonna sonora dà il meglio di sé ricordando Morricone e dedicando molto spazio alle canzoni, anch’esse protagoniste dell’opera tanto quanto i personaggi. La genialità dei dialoghi, la perfezione delle inquadrature, la bellezza dei paesaggi e la grandiosa capacità narrativa dei Coen fanno sì di non far perdere interesse allo spettatore, ma anzi la curiosità aumenta col passare dei minuti e lascia un bisogno viscerale di riaprire quel meraviglioso libro ormai “dimenticato”. Inizialmente pensato come mini serie-tv, il progetto è stato poi trasformato in un lungometraggio unico e frammentato, con un risultato eccellente. Recentemente vincitore del premio alla miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Venezia, La ballata di Buster Scruggs è disponibile esclusivamente sulla piattaforma Netflix.
Alessandro Leoni