Joker di Todd Phillips
«Ho dimostrato la mia teoria. Ho provato che non c’è nessuna differenza tra me e gli altri!
Basta una brutta giornata per ridurre alla follia l’uomo più assennato del pianeta.
Ecco tutta la distanza che c’è tra me e il mondo. Una brutta giornata»
Batman: The killing joke (DC Comics 1988)
Nel 1981, nella fittizia (ma a noi più che familiare) Gotham City, un uomo vive insieme alla madre un’ esistenza di fallimenti e di eterna sofferenza. E’ un uomo malato consapevole della sua condizione, sa di aver bisogno di aiuto,ma a Gotham nessun vuole aiutarti.
C’è del marcio in Danimarca! Avrebbe urlato Almeto. C’è spazzatura a Gotham! Urla il commissario Gordon.
La società in cui si muove Artur (Joaquin Phoenix) è corrotta sia concettualmente, sia visivamente. Le strade sono ricoperte da numerosi sacchi dell’immondizia, i notiziari comunicano quotidianamente aggiornamenti su una terribile invasione di insetti e di “super topi”, ogni inquadratura riesce a catturare un senso di sudiciume, di disagio, di sporcizia e i personaggi rappresentati non sono da meno.
Sono davvero poche le persone che, durante la visione, avranno un rapporto cordiale con il protagonista. I comuni cittadini sono ladri e imbroglioni. L’alta società è spietata, violenta verso le classi meno abbienti ed è disposta a togliere fondi all’assistenza pubblica per i propri interessi personali. Persino i personaggi più vicini ad Artur riveleranno una natura nociva per il futuro principe del crimine. In un contesto del genere, non c’è da meravigliarsi se si diventa matti.
Un super cattivo che voleva essere buono: cambia il paradigma di Joker
Il film esplora con efficacia la mente di una persona problematica che ha come unica missione quella di portare gioia nel cuore della gente, specialmente in quello della madre. Noi assistiamo a tutte le vicende tramite gli occhi di colui che diventerà il Joker, il più eccentrico e diabolico criminale della storia dei fumetti. Il contesto muta drasticamente da come lo conosciamo. Tutto ciò che gli appassionati davano positivo per scontato viene ribaltato, dandoci la concreta possibilità di empatizzare con il villain. I continui soprusi a cui deve assistere sono di fronte a noi. Le violenze che sopporta sono inflitte sulla nostra pelle. Comprendiamo le sue fragilità, le debolezze, le cose a cui tiene, ci fa pena, ci fa piangere e ci fa addirittura ridere. Per un attimo indossiamo tutti la maschere del Joker. E ne proviamo piacere.
Sempre allegri dobbiamo stare, che il nostro piangere fa male al re.
Tra le varie malattie mentali di Artur, la più incisiva è senza dubbio la sua perenne risata cronica, la quale non corrisponde quasi mai ad un autentico stato d’animo positivo. E’ la sua peggiore condanna. Lui è costretto a ridere senza ritegno anche nei momenti più inopportuni. E’ una tortura vederlo tossire malamente dopo una delle sue grasse risate fuori luogo. Artur ha solo pensieri negativi. Vorrebbe piangere, ma non ci riesce. Ride e questo gli crea solo problemi.La politica odierna sa che il sorriso sulla faccia dei cittadini è una delle armi principali del potere. Quando il popolo è felice è distratto, lascia il campo libero, diventa estremamente più facile agire di nascosto e fare i propri comodi. Quando la gente ride, i problemi vengono dimenticati le rivolte vengono arginate ancora prima del loro concepimento.
Artur è proprio ciò che la sua società vuole e che allo stesso tempo teme, un individuo bloccato nella sua routine giornaliera, riempito di farmaci, controllabile facilmente e debole di spirito. Attenzione però, queste persone una volta liberate dalle loro catene possono diventare le più pericolose, sfogando sul sistema tutte le paure e la frustrazione repressa negli anni.
Con Joker i cinefumetti guadagnano un’altra faccia. Non solo Marvel.
Joker è un film unico nel suo genere in quanto, fino a ora, pochi lavori basati su storie supereroistiche di massa sono riusciti ad integrare al loro interno un’atmosfera e dei messaggi degni di un vero film d’autore. Todd Phillips riesce a far parlare il grande pubblico con un lavoro maturo, malinconico e disagiato, caratteristiche assolutamente sorprendenti per l’autore della trilogia di “Una notte da leoni” e “Parto col folle”.
Dopo la vittoria del Leone d’oro a Venezia, a questa pellicola non resta che aspettare con fiducia la notte degli Oscar. Academy, Joaquin Phoenix attende impaziente il riconoscimento che forse avreste dovuto dargli tanto tempo fa. Non deludeteci.
Alex Bonora