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Domato l’incendio Recywood. In tutto 12mila tonnellate di legna bruciate, resta aperta anche ipotesi dolosa

A una settimana di distanza dallo scoppio dell’incendio che ha coinvolto il materiale legnoso di Recywood stoccato presso la cava Zannona, nella giornata di venerdì 10 agosto si sono concluse le operazioni di spegnimento in tempi sensibilmente più rapidi rispetto alle previsioni. Le operazioni si sono svolte utilizzando il protocollo d’intervento messo a punto dai Vigili del fuoco. Grazie all’incessante lavoro svolto dai tecnici ambientali di Recter, Recywood, Astra servizi ambientali e ai numerosi mezzi meccanici – camion da questi ultimi impegnati, con la supervisione dei Vigili del Fuoco che hanno garantito di operare in condizioni di sicurezza, si sono concluse anticipatamente rispetto alle previsioni iniziali, le operazioni di spegnimento degli ultimi focolai.

Ad andare a fuoco solo legno vergine secco, stoccato all’aperto in più accumuli e destinato a impiego energetico: alimentazione impianti a biomasse, produzione di cippati e pellet da riscaldamento, non riconducibile alla categoria rifiuti. Legno proveniente da pulizia fiumi, taglio boschi e agricoltura. «L’attività – sottolinea Daniele Peroni, vice presidente Recywood – non è soggetta ad autorizzazioni trattandosi di un deposito all’aperto a una distanza superiore a cento metri dalle abitazioni, così come previsto dalle norme vigenti». «L’incendio – fa sapere la proprietà – è stato immediatamente segnalato e ci siamo subito attivati per lo spegnimento con mezzi e personale nostro, collaborando con i vigili del fuoco, le autorità e le istituzioni. Gli accertamenti hanno escluso condizioni di pericolosità per la salute».

La proprietà Recywood: “Improbabile l’autocombustione”. Resta aperta la pista dolosa

Ad andare distrutte circa 12mila tonnellate di legna. Uno solo dei cumuli presenti si è salvato, in quanto costantemente bagnato dalle autobotti. «Improbabile l’autocombustione o l’impropria gestione perché il fuoco si è innescato di notte, nelle ore più fresche, ma esternamente a un’unica catasta, da cui sono partiti dardi infuocati in direzione delle altre. Restano aperte tutte le piste: dolosa, incidentale, fortuita. Ci stiamo confrontando con carabinieri e vigili del fuoco per una denuncia contro ignoti e restiamo a disposizione dell’autorità giudiziaria per collaborare alla ricostruzione delle cause». Il protocollo di intervento concordato nel corso della riunione del Comitato Operativo di Coordinamento in comune a Faenza lo scorso lunedì 6 agosto, consistente nell’utilizzo di terra e sabbia proveniente dalla vicina cava, per coprire e soffocare gli ammassi di legna ancora fumanti, ha dato i risultati sperati. Sul posto per motivi precauzionali resterà ancora per 48 ore un presidio minimo dei Vigili del Fuoco, ma il metro e oltre di terreno con cui sono stati ricoperti i cumuli di legna andati in fiamme, mette definitivamente fine a quanto accaduto.

Arpae esclude rischi per la salute

Le analisi di Arpae non evidenziano rischi particolari per la salute, i valori contenuti di diossine risultano sensibilmente in calo, comunque sempre inferiori al valore indicato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, per esaustività d’informazione i risultati sono visibili al link https://www.arpae.it/dettaglio_notizia.asp?id=9825&idlivello=89
Sulle cause del rogo la società Recywood, come già comunicato in precedenza, ritiene che l’incendio non sia riconducibile a fenomeni “naturali” (autocombustione o di impropria gestione dei materiali) ma ad altri fattori esterni e saranno i competenti organi di polizia, a indagare sulle cause dell’accaduto. Il presidente di Recywood Pesci e il vice presidente Peroni in costante contatto con l’amministrazione comunale (il sindaco giovedì ha visitato l’impianto), aprendo un confronto diretto con le Istituzioni Arpae, Ausl e i Vigili del Fuoco ringraziano particolarmente le Autorità Tutte per la collaborazione unitamente ai dipendenti delle società Recter Recywood e del Consorzio Astra a cui le due Società aderiscono.

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