Guns Akimbo di Jason Lei Howden
“Sto ancora in piedi, no? Coraggio, me ne sbatto delle vostre pallottole! Avanti, continuate a sparare, avanti! Continuate a spararmi! Me ne sbatto delle vostre pallottole!”
Al Pacino in “Scarface” (Tony Montana)
In un futuro prossimo, il giovane nerd Miles (Daniel Radcliffe) si ritrova, contro la sua volontà, a dover partecipare ad un gioco illegale, estremamente violento e sanguinario, seguito da milioni di spettatori sul web tramite live in streaming.
L’obiettivo del gioco è una sfida uno contro uno in cui il vincitore sarà colui che riesce ad eliminare fisicamente il proprio avversario entro 24 ore.
La vita di Miles cambierà dunque drasticamente, passando da un’esistenza fallimentare in cui i suoi obiettivi lavorativi e sentimentali non hanno ottenuto il risultato sperato, ad una corsa contro il tempo per sopravvivere agli attacchi improvvisi della spericolata Nix (Samara Weaving).
Il tutto affrontato con “l’ausilio” di due pistole avvitate chirurgicamente alle mani del protagonista.
Il film si pone come parodia di tutti gli stilemi tipici del cinema action, ridicolizzandoli e portandoli ad una realtà a dir poco estemporanea
Guns Akimbo combina un umorismo dissacrante ad un continuo rimando a citazioni (più o meno velate) ad altri film di genere che condiscono il tutto con un tono paradossalmente unico.
Il regista inoltre, utilizzando abilmente un’estetica brillante e colorata, richiama il mondo dei videogiochi “sparatutto” dando moltissimo spazio alla violenza dei contenuti e sull’assenza di empatia provata dagli spettatori, i quali, assorti nel format intrattenente del gioco, si dimenticano della pericolosa situazione in cui si ritrovano i giocatori.
L’unica fonte di vero interesse per chi, seduto comodamente sul divano, guarda dal pc lo svolgersi della battaglia, è solo il soddisfacimento del proprio segreto bisogno di sangue e morte.
Adrenalina allo stato puro per una pellicola che non permette pause.
Sequenza al cardiopalma, ritmo forsennato e un montaggio frenetico danno al lungometraggio un respiro fresco e giovane. Grande abilità viene dimostrata anche nell’uso di piani sequenza di difficile realizzazione, in cui tra l’altro viene esplicitata la bravura dei vari interpreti.
A ciò si implementa una computer grafica al passo coi tempi, sempre presente ma mai invadente. Piccoli dettagli, come il costante ricordo del numero di proiettili delle pistole di Miles, sono delle chicche per intenditori.
Harry Potter con le pistole o consolidamento di un grande attore?
Il punto forte della pellicola è sicuramente la virtuosa interpretazione di Radcliffe, il quale riesce con semplicità a dare carisma ad ogni singola inquadratura, ruba in continuazione la scena ai colleghi e ipnotizza gli spettatori con un grande lavoro sul corpo sicuramente incrementato dall’handicap di non poter usare le mani. Ormai il timido ragazzino protagonista della saga letteraria della Rowling ha più di 30 anni e ora possiamo dire con certezza che, grazie alla peculiare scelta di pellicole in cui partecipare (come il surreale “Horns” o lo sperimentale “Swiss army man”) e con delle prestazioni sorprendenti, sia uscito definitivamente dall’ombra di quello studente con gli occhiali che rischiava di rimanergli appiccicata per tutta la carriera.
Da non trascurare nemmeno la performance della Weaving che, senza timore di imbruttirsi e di sporcarsi le mani, ci regala una spietata assassina, con un profondo trauma infantile e con un’intensa volontà di dimostrare supremazia nei confronti del genere maschile.
Su internet non puoi scrivere tutto quello che ti passa per la testa.
Il messaggio finale della sceneggiatura, riprendendo alcuni temi già trattati da altri lavori, come Nerve (2016) o The Game (1997), si palesa fin dalle prime battute e mira a sensibilizzare un pubblico contemporaneo sempre più vicino al mondo digitale e sempre più distante dalla realtà viva degli esseri umani. Purtroppo la crudeltà sta riversando indisturbata in entrambi gli ambienti, anche in quello virtuale. Il fenomeno dei così detti “leoni da tastiera” sta intossicando da anni pagine e pagine di storia del web.
Individui scorretti che, forti del loro riparo dietro uno schermo, nascondono la propria identità e agiscono impietosamente nel ferire i sentimenti altrui. Insulti, minacce e deliri danno voce ad un ego non celato ma che colpisce amaramente, senza il rischio di essere alla fine punito…
Almeno finché non si viene scoperti.
”Quando sarai nell’arena ricorda chi è il vero nemico.”
Woody Harrelson in Hunger Games (Haymitch Abernathy)
Recensione a cura di Alex Bonora