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Amicizie, scelte e un mondo nuovo: il nuovo romanzo di Giuseppe Toschi “Il destino dei braccianti”

La storia di due famiglie che s’intreccia con quella dei grandi cambiamenti avvenuti nel Dopoguerra nelle campagne della Bassa Romagna, nel periodo in cui l’avanzare dell’industrializzazione iniziava a togliere alla terra il ruolo di unica risorsa di sussistenza. Un decennio, dal 1954 al 1964, che ha cambiato il destino di tante famiglie – come quelle di Tonino e Verbena e di Paolo e Romana – facendo prendere loro strade diverse. Proseguono  gli appuntamenti alla Bottega Bertaccini. Mercoledì 23 giugno alle 21 sarà presentato il libro di Giuseppe Toschi “Il destino dei braccianti – Una storia di uomini e donne nella Romagna del dopoguerra”, edito da Tempo al Libro. Ad accompagnarlo ci sarà Mario Gurioli. L’incontro si terrà all’aperto ed è necessaria la prenotazione al numero 0546 681712.

Un romanzo ambientato nella Bassa Romagna

Una narrazione che incontra la storia, quella con la s minuscola, quella fatta da braccianti, manovali e salariati che con la Storia dovevano fare i conti. In una quotidianità fatta di sfruttamento, fatica, miseria, malattie, personaggi inventati, ma profondamente veri nello spirito, animano le pagine di questo libro raccontando un periodo di transizione da cui partirono molti cambiamenti culturali e politici. “In questo romanzo c’è molto l’idea di destino – spiega l’autore – una parola che oggi non viene utilizzata così spesso. Sembra ormai una parola vecchia, ma a me piace sviluppare l’idea del destino come una direzione in cui andare. Ed è un destino che ti porta anche a percorrere strade diverse da quelle intraprese nel passato. Inoltre, in un periodo in cui sembra che del passato se ne possa fare a meno, in un presente autoreferenziale, è importante capire attraverso quali strade siamo arrivati a oggi”.

“Mi piacerebbe fare qualcosa di mio, cambiare aria… stanno nascendo molte attività, si aprono negozi!”

Una storia che parte da Conselice, ma abbraccia poi tutta la Romagna. “Nel titolo – prosegue Toschi – si racchiude una parte della storia raccontata, perché le generazioni passate e soprattutto quelle del dopoguerra sapevano e si erano educate alla volontà di costruire un destino nuovo per sé e per i propri figli”. E di questo ne sono consapevoli i braccianti della Bassa, gli operai, le donne, gli uomini delle classi sociali meno fortunate. “Lo avevano capito durante la lotta di Liberazione – spiega Toschi – ma soprattutto subito dopo, quando non erano più ragazzi e ragazze, ma padri e madri. Nel libro ho voluto riservare un ruolo particolare alle donne: i bambini di allora vivevano per lo più con loro e ne scrutavano i pensieri e ne osservavano i volti”. Lo testimonia Romana, che a un certo punto rivolgendosi al marito dice: “Non vorrei fare l’operaia a vita in un magazzino, e neppure la casalinga. Mi piacerebbe fare qualcosa di mio, cambiare aria. Ho saputo di donne che si sono messe a fare le padroncine di una piccola fabbrica di calzature, qui vicino al nostro paese, a non più di quindici chilometri. Stanno nascendo molte attività, si aprono negozi!”. E si arriverà così ad aprire la prima lavanderia del paese. Il benessere del boom economico aveva portato l’idea di un progresso illimitato
Sono questi anche gli anni di don Lorenzo Milani e di Lettera a una professoressa: si prende consapevolezza che “i figli dei braccianti non devono fare i braccianti”, come dice un personaggio del racconto. Due i luoghi simbolici del cambiamento in atto nell’agricoltura e nell’industria. Da una parte una storia di lotte e di lavoro che veniva da lontano, ma anche l’inizio di un esodo, quello bracciantile e dall’altra la nascita dell’industria con la ricerca di un lavoro diverso, di una nuova occupazione da parte di migliaia di persone. Al centro del romanzo, il Petrolchimico di Ravenna, inaugurato il 27 aprile 1958. E Tonino, uno dei protagonisti, sentirà forte il richiamo di questa novità: “Io voglio andare a lavorare all’Anic – dirà alla moglie dopo un anno di pensieri – non voglio continuare a fare il bracciante”, generando un diverbio con Verbena. Un romanzo che nella fatica e nelle incertezze della quotidianità, mostra personaggi che si trovano ad affrontare scelte capaci di cambiare non solo il proprio destino, ma quello di tutta la famiglia. E che racconta amicizie che, nonostante questi cambiamenti radicali, rimangano salde e più forti del tempo.

Chi è Giuseppe Toschi

Laureato in Pedagogia, è stato prima insegnante alle scuole elementari e successivamente dirigente scolastico. Ha ricoperto anche l’incarico di Presidente delle Opere Pie di Faenza e dell’Hospice Villa Agnesina. Ha pubblicato articoli di didattica su riviste specializzate ha scritto testi di interesse pedagogico insieme ad altri autori.
Samuele Marchi

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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