Faenza e l’Oltremare: il 3 ottobre la presentazione del libro di Fuschini e Randi sulle guerre coloniali
Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, l’Italia si è spinta in varie imprese coloniali, soprattutto in Africa Orientale, dai risvolti problematici e non scontati, nella ricerca del tanto desiderato “posto al sole”. Ma cosa accadeva esattamente nelle terre d’Oltremare? E quali erano le reazioni nella Faenza dell’epoca all’arrivo delle notizie sulle guerre combattute dai soldati italiani per conquistare questo o quel paese africano? A queste domande prova a rispondere il libro “Faenza e l’Oltremare – Storia e dibattito sulle guerre coloniali”, di Alberto Fuschini e Mattia Randi, che sarà presentato giovedì 3 ottobre 2019 alle ore 20.45 al Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea (corso Garibaldi 2, Faenza). Il libro è a cura dell’associazione Acsè ed edito da White Line e, nel corso della presentazione, gli autori saranno intervistati da Chiara Cenni di Acsè.
Tra le novità del volume, per la prima volta la pubblicazione di parte di un documento oggi custodito al Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea di Faenza: un album fotografico dell’Africa Orientale che raccoglie immagini di quella regione scattate a cavallo tra Ottocento e Novecento. Un documento importantissimo per chi studia storia, antropologia ed etnografia. Un testo immancabile per chi vuole conoscere il rapporto tra la città di Faenza e il mondo posto al di là dei confini nazionali.
Il colonialismo italiano: un periodo storico ‘rimosso’ dai libri di storia
«L’interesse per questo tema è nato in me fin da piccolo – spiega Alberto Fuschini – mio nonno paterno infatti ha partecipato alla campagna d’Etiopia del ’35-’36 e faceva spesso dei riferimenti a quel momento della sua vita. Ha lasciato a me e a mio padre numerosi oggetti, come un binocolo e una sciabola, riferiti a quel periodo. Anche sulla base di queste prime curiosità, col passare degli anni, ho deciso di approfondire questo argomento autonomamente, anche perché a scuola, ancora oggi, non viene approfondito. Sull’esperienza coloniale italiana, già iniziata nell’Ottocento, c’è stata infatti una rimozione totale dopo il Secondo Dopoguerra».
Un passato che produce ancora oggi effetti sul presente
E questo a cosa fu dovuto? «E’ avvenuta una rimozione voluta da tutte le forze politiche e per anni non si è più studiato il colonialismo italiano in Africa – risponde Fuschini – Anche i reduci di quell’esperienza hanno sempre voluto che non se ne parlasse, perché consapevoli dei propri crimini: stiamo parlando di guerre, massacri, stupri e repressioni totali sia per quanto riguarda l’Etiopia e l’Eritrea sia per Libia e Somalia. Eppure l’Italia è stata presente in questi Paesi per tanti anni, lasciando diverse influenze sia dal punto di vista culturale e sia soprattutto dal punto di vista politico-sociale: l’area è stata totalmente destabilizzata e gli effetti si vedono ancora oggi. E’ sotto gli occhi di tutti come Paesi come Libia e Somalia fatichino ad avere una struttura statale e uno stato di diritto».
Il libro è a cura di Acsè
«La memoria del colonialismo italiano è rimasta sempre legata all’aneddotica di tipo personale: ci sono state delle pubblicazioni, ma scritte in maniera autocelebrative e da prendere con le giuste cautele. Il primo che ha promosso degli studi storici a 360 gradi su questo periodo è stato il professore Angelo Del Boca e, infatti, ha ricevuto numerose critiche. Per restare in tempi recenti, negli anni ’80 una produzione libico-statunitense realizzò un film dal titolo il Leone del Deserto che raccontava la storia di un guerriero libico ucciso dagli italiani alla fine degli anni ’20. Nonostante vi recitassero anche attori famosi, il film in Italia non è mai arrivato, gli è stato letteralmente impedito. In tv è arrivato solo qualche anno fa su Sky».