Unioncamere Emilia-Romagna: per tornare ai livelli pre-Covid bisognerà aspettare il 2024
Una crisi che metterà a dura prova l’economia regionale, ancor di più rispetto a quella del 2009. L’edizione di aprile degli Scenari per le economie locali di Prometeia, analizzati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna, si fonda su un‘ipotesi relativamente positiva, di un periodo di blocco delle attività di circa due mesi, ritardati nel tempo tra i vari Paesi del mondo, e di una successiva parziale ripresa. L’attesa per il 2020 è di una caduta del prodotto interno lordo regionale del 7%, leggermente superiore a quella del 2009. La ripresa sarà solo parziale nel 2021 (+3,8%), per tornare ai livelli del 2019 occorrerà aspettare il 2024. La caduta del Pil italiano dovrebbe risultare del 6,5% nel 2020, con una ripresa del 3,3% nel 2021.
In Emilia-Romagna nel 2020, atteso un crollo del Pil del 7%
Secondo le ipotesi di Prometeia nel 2020 il prodotto mondiale dovrebbe ridursi dell’1,6%. In particolare, la flessione dovrebbe risultare del 2,5 negli Stati Uniti, del 5,1 nell’area dell’euro e del 5,3 in Germania, mentre la crescita dovrebbe ridursi al 3,2 in Cina. Nel 2020 la recessione dell’Emilia-Romagna sarà determinata dal crollo degli investimenti (-13,1%) e dalla caduta delle esportazioni (-9,9%), nonostante una migliore tenuta dei consumi (-5,2%).
Saranno l’industria (-12,8%) e le costruzioni (-11,1%) ad accusare il colpo più duro, ma anche nei servizi la recessione sarà pesante (-4,5%).
Turismo e manifattura i settori più colpiti
Secondo uno studio di Unioncamere Emilia-Romagna, la recessione colpirà più duramente le aree dell’Italia settentrionale e centrale a maggior vocazione turistica, quelle a forte densità artigiana manifatturiera ma anche le economie territoriali con elevata propensione all’export. Gli effetti dell’epidemia da coronavirus condurranno a una netta inversione della tendenza positiva sul mercato del lavoro con una lieve flessione delle forze di lavoro, una netta riduzione degli occupati (-1,4%) e un deciso aumento del tasso di disoccupazione, che raggiunge il massimo degli ultimi quattro anni (6,7%). Per il 2021 è attesa una ripresa dell’occupazione e un ritorno del tasso di disoccupazione sotto il 6%.