Elezioni Usa 2020, quale esito per l’America?
Riuscirà Donald Trump a confermarsi alla Casa Bianca o verrà scalzato da Joe Biden, il candidato dei Democratici? Il giornalista Francesco Costa, durante Il Post Talk al complesso ex Salesiani di Faenza sabato 26 settembre, ha delineato lo scenario americano in vista del voto del 3 novembre. Gli effetti della pandemia, le proteste razziali, gli Stati che saranno decisivi: sono diversi gli elementi di complessità con i quali leggere le imminenti elezioni americane, che, inevitabilmente, avranno un forte impatto anche nello scenario mondiale. «Prima della pandemia – spiega Costa – Trump sembrava avviato a una vittoria quasi certa: l’economia stava andando bene e molte promesse dei Repubblicani erano state realizzate, anche in campo internazionale. Sembrava una campagna elettorale in discesa. L’economia americana è cresciuta durante l’amministrazione Trump, anche se in continuità con quella di Obama post crisi 2008».
La pandemia ha cambiato lo scenario Usa 2020, Francesco Costa a Il Post Talk di Faenza
Lo scenario viene però ribaltato a causa della pandemia, con 6 milioni di contagiati complessivi, 50mila al giorno e oltre mille morti quotidiani; e in tutto questo il popolo americano non sembra vedere la luce. «Negli Usa c’è anche il tema dell’assicurazione sanitaria: non è vero che se hai un infarto e non hai un’assicurazione negli Stati Uniti ‘l’ambulanza non arriva’; vieni curato, ma a differenza del sistema universalistico italiano negli Usa alla fine ti viene presentato un conto molto salato a cui puoi far fronte solo se hai un’assicurazione sanitaria». Dato che l’assicurazione è strettamente legata al contratto di lavoro, in America, dove non c’è stato il blocco dei licenziamenti, si sono incrementate ancora di più le disuguaglianze sociali. «Durante la pandemia molti americani hanno perso sia il lavoro sia l’assicurazione sanitaria, in un contesto gravissimo. In alcuni casi ammalarsi di Covid-19 è un costo che la gente non può permettersi, e si chiama l’ospedale solo all’ultimo quando la situazione diviene questione di vita o morte e sulla quale si può fare ben poco».
Il razzismo sistematico degli Stati Uniti
Un altro tema che inciderà sul voto è quello legato alle proteste del movimento ‘Black lives matter’ dopo la morte dell’afroamericano George Floyd, «un fatto, purtroppo, di per sé non eccezionale negli Usa – spiega Costa – quotidianamente in America succedono episodi simili. Ma ha avuto un impatto mondiale per vari motivi: il primo è stato il fatto che l’omicidio da parte della polizia è stato ripreso da un video, il secondo è perché si inserisce in un contesto di rabbia e proteste a causa del lockdown e delle risposte del Governo alla pandemia. Inoltre il presidente Trump, a differenza dei suoi predecessori in contesti simili, ha gettato ulteriore benzina sul fuoco».
Democratici e Repubblicani: la polarizzazione dello scontro

E l’estremizzazione dello scontro politico ha portato a una polarizzazione tra Democratici e Repubblicani: negli ultimi 20 anni gli americani si sono allontanati dal centro e oggi, sull’immigrazione per esempio, si parla da una parte di realizzare un muro (Trump) e dall’altra di una sanatoria per 11 milioni di immigrati irregolari (Biden). «Non c’è una via di mezzo – afferma Costa – il centro è sparito e abbiamo due Paesi diversi che non si parlano tra loro e che vivono in due realtà parallele, in cui si afferma negli spot che ‘se vince il mio avversario l’America è finita’». Per questo i grandi scombussolamenti di questi mesi hanno inciso, ma meno del previsto, sull’opinione pubblica.
“L’area in crisi del Midwest è tra quelle decisive”

Spesso, da europei, guardiamo poi all’America con molta superficialità, senza tenere conto che si tratta di un Paese estremamente grande e complesso, con molte differenze interne: a fronte di Stati la cui economia cresce a livelli cinesi (California, Texas) altri sono in grave crisi come quelli del Midwest (città come Detroit, Flint), un tempo al centro dell’industria dell’auto. «Nel ’900 ha trascinato l’economia americana, ma dagli anni ’80 si è impoverita – spiega Costa – e la classe operaia bianca che votava democratici si è affidata nelle ultime elezioni a Trump, risultando decisiva per la sua vittoria». Negli Usa i sondaggi nazionali lasciano il tempo che trovano: il candidato che ottiene più voti in uno Stato porta infatti in dote tutti i grandi elettori; vincere in Texas o California di un voto o un milione di voti non fa differenza, ecco allora che ci si concentra sui cosiddetti Stati in bilico. «I sondaggi oggi ci dicono che Biden può contare su 183 elettori e Trump su 88 – conclude Costa – Biden è in vantaggio e ha varie strade per arrivare alla maggioranza, Trump invece è obbligato a vincere in tanti stati in bilico, come quelli del Midwest. Un’impresa difficile ma non impossibile, come avvenuto già nel 2016».