Elezioni europee, una bussola per orientarsi: gli scout incontrano Marco Valbruzzi in vista del 26 maggio
L’Unione Europea è stata una scommessa vinta o persa? Che snodo rappresentano le elezioni del prossimo 26 maggio? Quali sono le forze in gioco a cui i cittadini sono chiamati a scegliere? Di questo si è discusso martedì 30 aprile 2019 al teatro della parrocchia di San Marco di Faenza nel corso dell’incontro “Elezioni europee: una bussola per orientarsi”, una serata di approfondimento rivolta a rover e scolte (scout dai 17 ai 20 anni) promossa dall’Agesci Zona Ravenna-Faenza con l’obiettivo di aiutare i giovani del nostro territorio a sviluppare un proprio pensiero critico in vista delle europee. Ospite dell’incontro con una sessantina di ragazzi provenienti da Faenza, Alfonsine, Bagnacavallo e Ravenna è stato Marco Valbruzzi dell’Istituto Cattaneo, che assieme al moderatore della serata, Andrea Piazza (capo scout Valdilamone 1), ha posto le basi per conoscere i meccanismi di funzionamento dell’Unione Europea, sia dal punto di vista storico che politico: una serata dunque che non voleva essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza, da approfondire nelle prossime settimane con le tante occasioni di confronto che saranno realizzate a Faenza e dintorni.
Capire come si è sviluppata l’Ue per una scelta consapevole alle elezioni del 26 maggio
Gli scout sono partiti dunque con il conoscere la storia di questa istituzione. Il continente europeo lasciato in macerie dopo il dramma della Seconda guerra mondiale ha vissuto un’esperienza unica nel suo genere, senza modelli di riferimento a cui rifarsi. Un cammino partito dall’istituzione della Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) nel 1951, la prima grande esperienza di integrazione a livello europeo, e arrivata fino ai Trattati di Lisbona del 2009 che hanno rafforzato il ruolo del Parlamento europeo, espressione dei cittadini. Nel mezzo, la libera circolazione di merci e persone, opportunità che oggi diamo per scontate, e la promozione della democrazia dei Paesi membri e come modello civile. L’introduzione di Andrea Piazza ha messo in luce il lento percorso, passo dopo passo, che ha portato a un processo di integrazione sempre più forte tra i 28 Stati dell’Ue, analizzando poi i compiti e ruoli dei principali organismi dell’Ue, ossia il Parlamento (espressione dei cittadini), la Commissione (organismo tecnico) e il Consiglio europeo (espressione degli Stati).
Valbruzzi: “Oggi non bisogna dimenticare la lunga storia dell’Ue e i suoi successi”
Dopo l’excursus storico e istituzionale, si è passati poi a una valutazione politica dello scenario attuale. «Il Manifesto di Ventotene è l’ideale su cui si è sviluppata l’Unione Europea – spiega Valbruzzi – le due parole chiave che reggono questo testo sono ‘pace’ e ‘prosperità’, e si può dire che per diversi decenni siano state raggiunte. Se guardiamo però agli ultimi anni, ci rendiamo conto che questi obiettivi hanno cominciato a incrinarsi, portando addirittura a una possibile fase di dis-integrazione dell’Ue, come avvenuto per la Brexit». L’invito di Valbruzzi è però quella «di non limitarsi a leggere la situazione dell’Ue solo guardano dopo il 2007, perché la storia dell’Ue ha garantito tanti successi e non bisogna dimenticarli». Ecco allora che l’attuale campagna elettorale vede crescere il consenso verso movimenti definiti ‘euroscettici’ o ‘sovranisti’. «Anche per via di quanto successo con la Brexit – spiega Valbruzzi – nessuno di questi gruppi, tra cui troviamo anche la Lega di Salvini, vuole realmente uscire dall’Ue, l’obiettivo è invece quello di proporre un atteggiamento reazionario sul processo di integrazione europea. Così facendo però si fanno dei passi indietro sul cammino fin qui intrapreso».
I gruppi del Parlamento Europeo
Ma quali sono concretamente i gruppi verso i quali siamo chiamati a esprimere il nostro voto? E qual è la loro visione per il futuro dell’Ue? Un gruppo politico è composto da un numero minimo di 25 deputati (sui 705 complessivi del Parlamento) e deve rappresentare almeno un quarto degli Stati membri. Un deputato non può aderire a più gruppi politici. Semplificando lo scenario, a sinistra del Parlamento Europeo troviamo le politiche ambientaliste dei Verdi e la cosiddetta New Left, la Sinistra Unitaria Europea postcomunista: eurocritici verso le politiche di austerità proposte negli ultimi anni dalla Commissione. Di questo gruppo fa parte, nello scenario italiano, la Sinistra.
Ad avere un ruolo centrale (e la maggioranza) nel Parlamento Europeo è però l’asse composto da socialdemocratici, liberali e popolari; come descritto anche in un precedente incontro a Faenza dal filosofo Massimo Cacciari sono loro i gruppi messi più in discussione negli ultimi anni. I socialdemocratici (Alleanza progressista dei socialisti e democratici, di cui fa parte il Partito democratico), propongo una versione riformista dell’intervento dello Sato in economia, l’aumento di spese sociali in Ue e l’istituzione del salario minimo europeo. Spostandoci al centro abbiamo i liberaldemocratici dell’Alde (Alleanza dei democratici e dei liberali), fortemente europeisti e che vogliono una riforma delle isituzioni europee in chiave federale, con una nuova regolazione di mercati e concorrenza. Di questo gruppo fa parte +Europa di Emma Bonino. Sul centrodestra abbiamo i popolari (Partito Popolare Europeo e Democratici cristiani), al cui interno troviamo le forze che fanno riferimento ad Angela Merkel, Forza Italia (espressione del presidente del Parlamento, Tajani) e, a dispetto di quanto si potrebbe credere viste le posizioni nazionaliste, l’ungherese Orban.
A destra abbiamo i Conservatori e riformisti: critici, pur non estremi, che hanno come principale elemento in programma il rallentare l’invadenza Ue sugli stati nazionali. A questo gruppo fa parte Fratelli d’Italia. Poi abbiamo il Gruppo Libertà e Democrazia diretta, molto variegato, con il Movimento 5 Stelle che in realtà è ancora alla ricerca di una vera e propria collocazione nello scenario europeo. Infine all’estrema destra si trova l’Europa delle Nazioni, il gruppo maggiormente euroscettico, che vuole rallentamento delle politiche Ue per recuperare una maggior sovranità; al suo interno troviamo la Lega, con Salvini che vuole porsi come leader.
Il voto del 26 maggio: un bluff o una grande opportunità?
Con gli scout, Valbruzzi si è poi confrontato sulle prospettive che può avere questa tornata elettorale. «Ho due prospettive con cui interpretare il voto del 26 maggio. La prima è con uno sguardo dal basso verso l’alto: le discussioni che stanno avvenendo a livello di singoli Stati nazionali – in Italia per esempio – avranno ripercussioni concrete sul sovranazionale? Da questo punto di vista io ho l’impressione che partiti e movimenti – come Lega, Movimento 5 Stelle, Pd – guarderanno semplicemente ai loro orticelli nazionali: il voto europeo servirà per misurare la propria forza politica, senza proporre una reale visione sull’Ue. Se però guardo le elezioni europee da un’altra prospettiva – precisa Valbruzzi – penso che qualcosa di nuovo si stia muovendo. Dal ‘79 a oggi il consenso verso l’Ue era sempre stato di tipo permissivo, perché comunque l’economia cresceva e non c’era un reale dissenso su tematiche politiche o economiche. Ora è diverso: il ‘motore’ si è inceppato, e così anche il consenso largo, facendo nascere elementi di reale opposizione. È paradossale, ma grazie a coloro che vorrebbero indebolire il processo di rafforzamento dell’Ue, si sta portando il conflitto dentro il cuore delle istituzioni europee, e questo, se incanalato in maniera costruttiva, è un grande passo avanti».
“Mancano leadership forti come in passato, in grado di proporre una visione etica di Europa”
Sempre per questi motivi, per Valbruzzi è ipotizzabile una buona partecipazione dei cittadini al voto, dopo anni invece di calo. Quanto all’esito, con le dovute cautele, è prevedibile che «ci sarà probabilmente un allargamento dei partiti euroscettici, che avranno però un incremento tutto sommato relativo. Si stima che possano arrivare a un 20-25% complessivo dei seggi (con l’Europa delle Nazioni attorno al 10%, vedi sopra, ndr), dunque ben lontani dalla maggioranza. Il mio reale timore è che i partiti tradizionali europei conservino comunque una larga maggioranza ma continuino a commettere gli errori del passato. La speranza è che invece si arrivi a un cambiamento reale. Sicuramente al gruppo ‘europeista’ mancano leadership forti – conclude Valbruzzi – non ci sono infatti grandi leader politici come in passato capaci di essere espressione di una visione dell’Europa. Spinelli e De Gasperi incarnavano una scelta politica ed etica con una visione a lungo termine, cosa che i politici attuali invece non riescono a fare».
Per aiutare gli elettori a orientarsi, è possibile consultare il sito Euandi che, a seconda delle risposte date dal lettore ad alcune domande tematiche, propone il gruppo al Parlamento Europeo che meglio soddisfa quelle esigenze.
Samuele Marchi