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All’ospedale di Faenza donato un casco per proteggere i capelli delle donne in chemioterapia

Quando le Oncologie del territorio romagnolo manifestano un’esigenza in nome dei tanti pazienti che ogni giorno sono costretti ad entrare in reparto per sottoporsi alle terapie, lo Ior  risponde presente: d’altronde è parte preponderante della sua mission dalla nascita, datata 1979, quella di affiancare le strutture pubbliche laddove vi siano bisogni specifici ma non le risorse economiche necessarie. In quest’ottica si inscrive la collaborazione che già da tempo l’Istituto Oncologico Romagnolo ha stretto con il reparto di Oncologia dell’Ospedale “degli Infermi” di Faenza. Il sostegno del dipartimento condotto dal dott. Stefano Tamberi, negli ultimi tempi, ha dato luogo a investimenti concreti che hanno successivamente portato all’avvio di progetti di sviluppo e di miglioramento della presa in carico del paziente. In primis lo Ior supporta la presenza all’interno dell’equipe di una dottoressa specializzata in geriatria, la dott.ssa Anna Garutti, di modo da valutare in maniera costante e appropriata quale sia l’approccio terapeutico migliore ai malati di fascia d’età più elevata, tenendo in considerazione non solo la neoplasia che presenta la persona ma anche la sua funzionalità, le altre patologie di cui soffre, le sue passioni, la situazione famigliare.

Paxman Scalp Cooler: la donazione da 35mila euro

L’ultimo progetto di raccolta fondi che coinvolge Ior e Ospedale “degli Infermi” di Faenza ha portato nella mattinata di mercoledì 12 gennaio 2020 all’installazione del Paxman Scalp Cooler, una strumentazione del valore di circa 35mila euro di notevole importanza per le pazienti che lottano contro il cancro. Si tratta di un casco refrigerante che si è dimostrato in grado di evitare a circa il 60% delle donne sottoposte a chemioterapia l’effetto collaterale più temuto: la caduta dei capelli. Il suo funzionamento? Mantenendo una temperatura intorno ai -4°, i capillari che arrivano al bulbo pilifero si restringono: in questo modo la percentuale di farmaco chemioterapico che raggiunge il capello tramite il flusso sanguigno diminuisce in maniera drastica. Si tratta di un dispositivo sicuro che può presentare come unico effetto collaterale una sensazione di freddo. Durante il trattamento, che dura dai trenta minuti prima della somministrazione della chemioterapia fino anche a 3 ore successive, la donna può leggere, rilassarsi, persino dormire o mangiare. Nel caso in cui la paziente nel mentre sentisse il bisogno di muoversi o recarsi in bagno il casco ha un’autonomia tale che gli permette di mantenere la temperatura per dieci minuti anche al di fuori della carica.

Chi ha sostenuto il progetto

Conservare la propria chioma non fa quindi parte del percorso di cura in senso stretto, ma è comunque fondamentale per preservare quella qualità di vita nella paziente che è sempre più al centro dell’attenzione dell’oncologia. La donazione è arrivata grazie a un incredibile lavoro di squadra che ha coinvolto varie realtà del territorio, come Bcc Ravennate, Forlivese ed Imolese; Fiori d’Acciaio; e Bni Maioliche. Splendide anche le iniziative di raccolta fondi nate allo scopo di sostenere l’acquisto del Paxman Scalp Cooler. Tra queste da ricordare il “Memorial Francesca Cacciari”, competizione per giovani nuotatori organizzata dal Centro Sub Nuoto Faenza in ricordo della giovane dirigente e allenatrice scomparsa nel 2017 proprio a causa di un tumore; o l’asta su Charity Stars organizzata dall’ex pilota di motomondiale Gianni Rolando, che ha messo in palio il casco autografato ed indossato dal biker Franco Morbidelli durante il Gran Premio di Misano Adriatico, andato venduto per un valore di 4.500 euro. Anche molti privati, infine, hanno svolto un ruolo fondamentale: tra questi sicuramente l’esempio più eclatante è quello di Paola Dalla Valle, che ha effettuato una donazione in memoria del marito Paolo Montanari per un totale di oltre 4mila euro. L’Istituto Oncologico Romagnolo, oltre che benefattore, ha quindi svolto un ruolo di collettore delle offerte e di cassa di risonanza, affinché l’esigenza manifestata dall’Oncologia di Faenza fosse avvertita da tutto il territorio.

La cura di tutti gli aspetti del paziente

«Si tratta di un bellissimo esempio di comunità che si prende cura di sé stessa – ha spiegato nel corso della cerimonia il dott. Stefano Tamberi – la conservazione dei capelli è solo uno degli aspetti di cos’è diventata l’Oncologia in generale a livello internazionale e a Faenza in particolare. La qualità di vita del paziente; la sua presa in carico globale; il fatto che la sua quotidianità possa proseguire anche sotto terapia: sono tutti aspetti che nel nostro reparto vengono tenuti nella massima considerazione, anche grazie alla continua collaborazione dell’Istituto Oncologico Romagnolo, che in tutti questi anni non è mai mancata. D’altronde quando come in questo caso azienda sanitaria, istituzioni, organizzazioni no profit e comunità fanno squadra in questo modo, non esistono obiettivi irraggiungibili».

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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