Donatina Cilla nuova direttrice sanitaria di Faenza, al centro i servizi di prossimità
Sviluppo delle Case della salute, degli ospedali di comunità e di tutti quei servizi territoriali, alternativi all’ospedale, che saranno sempre più importanti per rispondere in maniera efficiente ai bisogni di una popolazione anziana e che necessita di attenzione continuativa e programmatica. Sono questi i punti principali su cui punterà nei prossimi anni la nuova direttrice del Distretto sanitario di Faenza, la dottoressa Donatina Cilla, che succede alla dott.ssa Maria Binachin che ha raggiunto l’età pensionabile. Donatina Cilla coordinerà ora il territorio che comprende i sei Comuni dell’Unione della Romagna faentina (oltre a Faenza, Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Riolo Terme e Solarolo) con una popolazione di quasi 89mila abitanti in cui gli over 65 rappresentano un quarto della popolazione, e proprio analizzando i nuovi bisogni dei cittadini sono state poste da Ausl Romagna le basi per trovare soluzioni alle nuove sfide imposte dall’invecchiamento demografico. Tra queste, lo sviluppo di una rete di servizi di prossimità – con al centro appunto le Case della salute e gli Ospedali di comunità – in grado di fornire ai cittadini con esigenze croniche e non acute una risposta più efficiente alle proprie patologie, evitando così l’affollamento, spesso improprio, negli ospedali che hanno come priorità situazioni acute o più specialistiche.
Donatina Cilla: “Svilupperemo i servizi sanitari di prossimità”
Laureatasi in Medicina e Chirurgia all’università di Bologna nel 1989, specialista in Geriatria e Gerontologia, la dottoressa Cilla ha lavorato prevalentemente in Aziende della Sanità pubblica nell’ambito della Regione Emilia-Romagna e prima di ricevere il nuovo incarico era medico presso le Cure Primarie di Forlì-Cesena. Precedentemente ha lavorato presso la Geriatria dell’Ospedale di Forlì. «Nelle mia esperienze precedenti – ha affermato Cilla – ho approfondito in particolare le politiche socio-sanitarie per anziani e lo sviluppo di nuovi strumenti territoriali come gli Ospedali di comunità e le Case della salute. Queste opportunità vanno incentivate potenziando gli strumenti che permettano di garantire prossimità alle cure. Il territorio della Romagna faentina negli anni passati ha posto delle buoni basi per questo: ora vanno sviluppate ulteriormente».
Nei prossimi mesi l’apertura dell’Ospedale di comunità a Brisighella
Attualmente la Romagna faentina è dotata di tre Case della salute: una a Brisighella, una nella Valle del Senio (con Castel Bolognese hub principale e sedi spoke a Casola Valsenio, Riolo Terme e Solarolo) e a ‘Faenza Centro nord’. Questi spazi contemplano gli ambulatori per la gestione integrata della patologia cronica (diabete, broncopneumopatia cronica, scompenso cardiaco) e vogliono sempre più essere un punto di riferimento per tutti i cittadini. Nei prossimi mesi, inoltre, sarà aperto anche l’Ospedale di comunità di Brisighella, che comprenderà 18 posti letto a favore di tutto il territorio distrettuale e che potrà ospitare i propri pazienti anche per periodi di lungodegenza (15-20 giorni). «Raccogliendo le istanze dei territori di Lugo e Faenza – spiega Stefano Busetti, direttore sanitario Ausl Romagna – abbiamo optato per nominare sia un direttore per il distretto di Faenza sia uno per il distretto di Lugo, sdoppiando questo ruolo. Come Azienda sanitaria abbiamo ritenuto che fosse importante avere due direttori a tutti gli effetti. Questa decisione va nella direzione di una sempre maggior attenzione a quelli che sono i nuovi sviluppi della medicina territoriale, con lo sviluppo di una rete capillare di servizi alternativi alla presa in carico dell’ospedale». E’ infatti in atto una modifica della presa in carico della cronicità secondo i nuovi paradigmi della medicina d’iniziativa, attraverso una sempre più forte integrazione professionale e multidisciplinare al paziente con il coinvolgimento attivo della componente infermieristica e sociale. «Il punto non è tanto portare meno persone ad andare al Pronto soccorso – spiega Busetti – ma far sì che la gente sia indirizzata verso il servizio sanitario più adatto alle proprie necessità. L’Ospedale infatti non è la struttura più idonea per risolvere alcune problematiche di salute, come quelle delle patologie croniche, che sono più adatte a essere monitorate nel tempo tramite per esempio le Case della salute, e vogliamo che i cittadini le percepiscano come punto di riferimento».
Per realizzare questo, sarà fondamentale il coinvolgimento dei medici di base (sul territorio sono attivi 62 medici di famiglia) e il consolidamento di un lavoro d’equipe sul territorio. «Dobbiamo lavorare tutti in sinergia, ormai nessuno medico può operare efficacemente da solo – conclude Cilla – per questo è importante coinvolgere nelle Case della salute anche figure specialistiche che possano dare risposte di salute più ampie, oltre alla cura a domicilio e alla collaborazione con le Residenze per anziani».