“Per una nuova democrazia”, il nuovo libro del vescovo Mario Toso
Un nuovo spunto per riflettere sulle prospettive future della democrazia. Martedì 13 dicembre alla nuova casa del Clero di Faenza in via Bondiolo sarà presentato il nuovo libro del vescovo di Faenza Mario Toso, dal titolo “Per una nuova democrazia”. All’evento, che avrà inizio alle ore 20:30, parteciperanno anche il vescovo emerito di Prato, monsignor Gastone Simoni, il professore Massimo Crosti e Andrea Farina, professore di legislazione minorile. A coordinare l’appuntamento il giornalista Luca Tentoni. La presentazione del nuovo libro di Mario Toso è a cura della scuola politica “A gonfie vele“. In attesa dell’evento, abbiamo intervistato il vescovo di Faenza.
Monsignor Mario Toso, perché ha deciso di scrivere un libro “Per una nuova democrazia”?
Il volume Per una nuova democrazia (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2016) sarà presentato presso la nuova casa del Clero in un momento cruciale del nostro Paese. Il libro – a prescindere dalla contingenza – deve, però, essere anche considerato uno strumento di orientamento teorico-pratico per i credenti impegnati nel sociale e nella politica. In questo momento ci troviamo a dover fronteggiare la grande crisi della democrazia, da alcuni definita “post-democrazia” o “democrazia oligarchica” o “populista” a scapito dello stessa politica in senso alto e della cura del bene comune, in particolare del bene dei più poveri. Ci troviamo in un contesto che vede crescere alcune povertà e aumentare le diseguaglianze. La globalizzazione non ha portato benessere per tutti: non è stata adeguatamente regolamentata e anziché produrre condizioni ottimali per tutti ha prodotto grandi differenze anche all’interno delle Nazioni più ricche.
Può dirci più nel dettaglio come è strutturato il libro?
Il testo è costituito da una prima parte che rappresenta un saggio sul tema della democrazia e del suo rinnovamento. La seconda è un’antologia di testi relativi ai vari pronunciamenti dei pontefici fino a Papa Francesco che considera la necessità di passare da una democrazia “a bassa intensità” a una democrazia “a più alta intensità”, concetti espressi in una sua Lettera Pastorale, quand’era cardinale a Buenos Aires. Il libro vuole essere un vademecum per il credente che – a fronte del problema della costruzione di una nuova democrazia – si trova non poche volte disorientato e quasi sprovvisto di strumenti critici per interpretare i principali fenomeni del suo deterioramento. La crisi della democrazia non è solo da analizzare e studiare, ma è da capire, vederne le cause e trovare le vie di soluzione.
E quali sono le vie di soluzione che vengono proposte?
Bisogna fare in modo che la democrazia e la politica non siano subordinate alla finanza speculativa. In secondo luogo, occorre che di fronte alle nuove povertà e alla grande disoccupazione si reagisca non con politiche assistenziali ma con politiche che vanno ad aggredire le cause strutturali della povertà e della disoccupazione. Occorre poi riformare il sistema finanziario e monetario con una tassazione della finanza speculativa di modo che abbia più sviluppo la finanza commerciale. Va poi indicata la strada della riforma dei partiti: per riformare la democrazia vanno riformati i partiti che non sono più dei canali di comunicazione tra la società civile e le istituzioni pubbliche. I partiti si dimostrano sempre più spesso invece come lobby o entità al servizio del capo carismatico, ma non sono più canali di partecipazione e di reale rappresentanza. Oggi, in particolare, abbiamo questo problema: fare in modo che sia salvaguardato l’istituto della rappresentanza, che deve farsi carico dei problemi della gente con competenza e impegno morale, superando i fenomeni diffusi della corruzione e dell’illegalità. Un’altra via per superare la crisi odierna è rappresentata dalla creazione di nuovi movimenti sociali: questo concetto è collegato col problema precedente.
In che senso?
I movimenti sociali sono fondamentali per coltivare l’analisi della situazione, alimentare una coscienza sociale e individuare una progettualità e proposte di legge per le soluzioni dei problemi, per poi sottoporle alle forze politiche. I movimenti – senza che scadano nel populismo – devono essere soggetti attivi nella società civile, soggetti che rivitalizzano la democrazia specie quando diventa una pura formalità. I movimenti non devono appiattirsi sui governi o partiti, ma devono servire da pungolo alla politica. Papa Francesco insiste molto su questo aspetto e non ha esitato a accogliere i movimenti popolari almeno due volte in Vaticano. Nell’incontro dello scorso Novembre li ha sollecitati a considerare proprio il rapporto tra i movimenti e la democrazia.
Che ruolo può avere un nuovo movimento cattolico?
Oggi abbiamo parecchi soggetti del mondo cattolico “accasati” in diversi partiti – ciò non è proibito, a certe condizioni – senza che vivano un adeguato senso critico che sarebbe invece necessario in più di un caso. Gli esempi sono tanti. Se il partito in cui si trova ospitalità decide per la tassazione delle scuole cattoliche o per un riconoscimento delle unioni civili tale da equipararle quasi alla famiglia codificata nella Costituzione o si fa pochino perché si realizzi la prospettiva dell’accesso al lavoro per tutti o si fanno dichiarazioni che vorrebbero abolire la obiezione di coscienza nei confronti dell’aborto, e altre ancora, bisognerebbe che i cattolici, alla luce dell’insegnamento sociale dei pontefici, reagissero e non tenessero la bocca chiusa, in atteggiamento di piena subalternità. Occorre, in particolare, che i credenti esercitino il senso critico e alzino la loro voce nei confronti della rivendicazione di diritti che non sono tali bensì arbitri. Nel loro orizzonte l’accesso del lavoro per tutti è un obiettivo troppo importante per la persona, per la società e per la democrazia, perché non sia coltivato con sistematicità e non vi siano politiche adeguate sul piano dell’innovazione, della ricerca, della formazione. Si dovrebbe poi premere con più convinzione e determinazione per la regolamentazione del mondo finanziario, specie quello speculativo. Questi sono tutti temi molto importanti per la crescita e la sicurezza dei cittadini. Rispetto a tanti temi come questi, noi vediamo i cattolici spesso passivi e poco reattivi. Occorre più protagonismo sul piano politico rispetto ai problemi della società e all’incarnazione dei valori evangelici.
Dunque Mario Toso ritiene che un movimento cattolico attivo e vitale potrebbe essere d’aiuto per superare la “crisi della democrazia”?
I movimenti sociali servono a questo: creare coscienza critica e a mobilitare. Sono movimenti per educare la gente, per concordare un’azione che faccia pressione presso le istituzioni pubbliche perché – per esempio – la famiglia sia più sostenuta, ci sia più libertà religiosa, non ci sia un’imposizione fiscale ingiusta, ci sia un’ecologia integrale. I movimenti di ispirazione cattolica, se mai ancora esistono, si devono fare carico in particolare della promozione di quei beni-valori che non entrano nelle piattaforme condivise con non credenti o con soggetti aventi ideologie diverse. Proprio l’imprescindibile riferimento alla dottrina sociale della Chiesa che, per l’appunto, è rivolta a tutti i movimenti cristiani oltre che a tutti gli “uomini di buona volontà, deve rendere vigilanti, meno appiattiti su accordi amministrativi o di governo, che non raramente tralasciano beni-valori importanti per il Vangelo e l’umanizzazione.
In tal senso, anche la scuola politica “A gonfie vele” rientra in quello che ha appena descritto?
La scuola “A gonfie vele” si fa carico della presentazione del volume nella consapevolezza che occorre, a fronte dell’attuale crisi, coscientizzare la gente sui problemi che la tocca, e preparare nuovi cittadini e nuovi rappresentanti. Questo, fra l’altro, fa proprio parte del cammino formativo. Nel cammino non è stato ancora affrontato direttamente il tema della democrazia. Quest’anno è stato dedicato dalla scuola all’Europa. Il tema della democrazia è strettamente collegato con il futuro Europa: non si può immaginare l’Europa del futuro come non democratica.
Un commento su questo pastore che si interessa, scrive libri, studia e si preoccupa se il tema della democrazia è strettamente collegato con il futuro Europa, o che i movimenti di ispirazione cattolica si devono far carico in particolare della promozione di quei beni-valori che non entrano nelle piattaforme condivise con non credenti o con soggetti aventi ideologie diverse e che occorre, in particolare, che i credenti esercitino il senso critico e alzino la loro voce nei confronti della rivendicazione di diritti che non sono tali bensì arbitri…..I movimenti sociali servono a questo: creare coscienza critica e a mobilitare. Sono movimenti per educare la gente, per concordare un’azione che faccia pressione presso le istituzioni …….
Mah!!!!
mi sembra che San Paolo non la pensi così negli atti degli apostoli:
20:24 Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio
e ancora:
20:28 Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio.