Coronavirus: criticità e scarsa comunicazione istituzionale per gli immigrati in Italia
Nelle ultime settimane siamo stati riempiti in ogni dove da messaggi su come comportarci durante l’epidemia di Covid-19: dal tutorial su come lavarsi le mani all’hashtag #iorestoacasa sono state tante le personalità del mondo istituzionale, medico e dello spettacolo a sensibilizzare e informare la popolazione sugli atteggiamenti da tenere in questa situazione del tutto inedita. In Italia, però, è presente anche una fetta di popolazione immigrata, presente da poco nel nostro paese, che non ha ancora dimestichezza con la nostra lingua e non è pienamente inserita nel tessuto sociale: nelle numerose, anche se non sempre brillanti, comunicazioni delle ultime settimane da parte del Governo questo tema non è mai stato toccato. Tutelare dal coronavirus gli immigrati e chi sta a stretto contatto con loro risulta però fondamentale per garantire sia la salute individuale che quella collettiva.
Chi è a stretto contatto con i migranti denuncia diverse problematiche
In questi giorni i siti di informazione hanno raccolto diverse testimonianze su questa tematica: da chi denuncia una scarsa chiarezza nei confronti dei richiedenti asilo a chi ricorda che nei centri di accoglienza straordinari è praticamente impossibile rispettare le distanze di sicurezza ed evitare gli assembramenti, andando a inficiare la salute dei migranti e di chi lavora in queste strutture. A sopperire alle mancanze del Governo ci hanno pensato sia un’organizzazione sovranazionale, come l’Unhcr, che le associazioni o le cooperative a più stretto contatto con gli immigrati. Per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna, sul sito è presente una pagina con diverse informazioni e link utili ma la comunicazione per quanto riguarda la sicurezza nei centri di accoglienza risulta carente, per non dire inesistente.
Una piattaforma multilingue per fornire informazioni sul coronavirus ai richiedenti asilo
L’Unhcr, o Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, è l’agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati presenti nel mondo e a cui offre protezione internazionale e assistenza materiale. Per aiutare queste persone e chi le assiste, l’Unhcr ha lanciato, in collaborazione con Arci, una piattaforma multilingue online contente materiali informativi su prevenzione e comportamenti positivi per ridurre i rischi di contrarre il coronavirus. La piattaforma e i materiali sono disponibili in italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, albanese, amarico, bengalese, cinese, farsi, urdu, russo, rumeno e somalo. Il link è presente anche sul sito del Ministero della salute ma trovarlo non è semplice.
In Italia si muove il terzo settore: gli esempi di Caritas e Arca di Noè
In Italia, invece, si sono mosse, tra le altre la Caritas di Roma e la cooperativa sociale Arca di Noè. La prima, come racconta Avvenire, ha preparato una scheda in cui viene spiegato quali norme in merito a scadenze e procedure per i permessi di soggiorno sono state modificate in seguito all’emergenza coronavirus. Questa scheda è stata poi distribuita a tutte le Caritas italiane e ai suoi operatori. Un altro documento, più semplice e schematico, verrà poi preparato e consegnato direttamente agli immigrati. La cooperativa sociale Arca di Noè, invece, ha lanciato #StopCovid19, una campagna video dedicata agli stranieri. Sul suo sito sono stati caricati alcuni video che spiegano quali sono le regole da seguire secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero della Salute, le regioni, gli Ordini professionali e le società scientifiche. Queste indicazioni sono disponibili in bengali, madinka, bambarà, tigrino, wolof, arabo, somalo, francese, urdu, dari/farsi, pashtu, curdo e italiano semplificato.
Matteo Nati