Confesercenti: “In un anno a Faenza -68 imprese di commercio”

Segnali di ripartenza per l’economia italiana e regionale, ma a restarne escluso sembra essere il commercio tradizionale, in particolar modo i negozi più piccoli. E’ questo lo scenario descritto dalla Confesercenti Ravenna analizzando i dati del Registro delle imprese della Camera di Commercio. I dati del secondo trimestre 2017 se da un lato migliorano rispetto al primo trimestre come aziende complessive (+121) e come settori (commercio +30 e turismo + 49) dall’altro segnalano ancora un quadro negativo. «Da notare – spiega Confesercenti – come il dato complessivo sia contraddistinto da un fenomeno già segnalato: un ulteriore aumento delle attività di commercio di autovetture (usate in primis) che a fine giugno è arrivato a ben 429 unità, come aumentano le attività di commercio via internet e porta a porta».

Registro delle imprese: da giugno 2016 al 2017 un calo di 281 aziende in provincia

Rispetto allo stesso periodo del 2016 (fine giugno) l’andamento del 2017, sempre a fine giugno, evidenzia un saldo totale negativo importante a distanza di un solo anno, di meno 281 aziende del commercio e meno 52 nel turismo articolato in provincia così:

commercio turismo
Area Faenza -68 -8
Area Bassa Romagna -87 -15
Ravenna -104 -2
Russi -9 -4
Cervia -13 -23

Rispetto al saldo totale di imprese esistenti in provincia tra i due semestri 2017 sul 2016 (-940) commercio e turismo da soli ne costituiscono oltre il 35%. «E di fronte a questi andamenti – prosegue la nota – ci sono ancora Comuni (come Faenza, Ravenna, Castel Bolognese, Russi, Lugo) che autorizzano, ipotizzano, inseguono ancora la nascita di nuove medio-grandi strutture commerciali. Come se non bastassero le centinaia di vetrine e negozi vuoti che si contano in città e nelle diverse località. Le politiche generali devono sostenere la domanda e ridurre la pressione fiscale, quelle locali dovrebbero sostenere e valorizzare l’esistente e la loro esistenza e non consentire lo sbarco di nuove grandi strutture qua e là».

Confesercenti: a trainare le vendite è la grande distribuzione

I consumi secondo l’Istat danno segnali di ripartenza, per quanto il quadro economico rimanga ancora instabile. Ma la ripresa non è ancora arrivata pienamente al commercio tradizionale, lasciando fuori in particolare i negozi più piccoli. A trainare sono le vendite della grande distribuzione (+2,4%), a loro volta spinte dall’ennesimo boom dei discount (+3,1%). Ma per i piccoli negozi, il dato positivo di giugno (+0,9%) non basta a riportare in positivo un primo semestre negativo (-0,6%) per il dettaglio tradizionale: a pesare è l’incertezza di inizio anno e la forte contrazione delle vendite registrate, soprattutto, nel mese di aprile.

«Desta preoccupazione – conclude la nota –  l’incertezza che sembra ancora caratterizzare lo scenario complessivo: se, come sottolinea l’istituto di statistica nella nota mensile, le prospettive per l’economia italiana sono positive e la crescita economica si consolida, dal lato dei consumi e della spesa delle famiglie i segnali sono, invece, ancora altalenanti. A luglio l’inflazione ha frenato per il terzo mese consecutivo, dopo la fiammata dei prezzi dell’inizio dell’anno. E a crescere sono stati soprattutto i prezzi dei trasporti, per fattori stagionali e per riflesso della buona performance messa a segno dal settore turistico, unico comparto a dare segnali veri di ripresa».

 

 

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