Crisi di governo, Collina: “I 5 Stelle hanno tradito le condizioni di unità nazionale”
Dimissioni di Mario Draghi e crisi di governo. La notizia giunge dopo oltre 48h di fibrillazioni nella maggioranza fra Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle e il premier che ha presentato le dimissioni al presidente Mattarella dopo il mancato voto di fiducia da parte di M5S. Da parte sua – in maniera inaspettata – il capo di Stato le ha rigettate, invitando Draghi a “…presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni affinché si effettui una valutazione della situazione.”
Ma cosa è successo oggi in aula? Ne abbiamo parlato con il Senatore faentino Stefano Collina, presente a Palazzo Madama.
Crisi del governo Draghi: intervista al Sen. Stefano Collina(PD)
Senatore perché si è aperta una crisi di governo?
Ieri e oggi sono state giornate complicate, a tratti indecifrabili: abbiamo assistito a un cambio continuo di posizione da parte del Movimento 5 Stelle, che ha espresso posizioni spesso contraddittorie e poco chiare. Ciò che è accaduto non ha a che fare con l’azione di governo, quanto a un travaglio interno del partito di Conte. Oggi hanno tradito quelle che erano le condizioni di unità nazionale che si erano trovate attorno a Draghi un anno e mezzo fa. L’aggravante è che è stato fatto in occasione dell’approvazione di un decreto che distribuisce risorse alla cittadinanza per 30 miliardi ai cittadini.
Che significato ha per lei questa crisi in questo momento storico?
E’ bene ricordare da dove siamo partiti: Mario Draghi ha accettato l’incarico nel febbraio del 2021 in un momento complesso in cui l’agenda prevedeva una completa ristrutturazione della strategia vaccinale che stentava a partire. A quello si è poi aggiunta la fase di ridefinizione del PNRR, le richieste dell’Europa di mantenimento degli obiettivi e infine il conflitto in Ucraina con le conseguenze geopolitiche legate alle sanzioni, quindi all’energia e alle ripercussioni sulle famiglie. Draghi è un membro fondamentale del governo per la sua credibilità in Europa e questa situazione presta il fianco a Putin il cui obiettivo è quello di destabilizzare le democrazie occidentali.
Perché, secondo lei, Giuseppe Conte ha scelto di aprire la crisi?
I casi possono essere due: Conte è vittima dei dissidi interni e ha dimostrato la sua incapacità di guidare il Movimento 5 Stelle, fallendo la leadership del partito; oppure ritiene realmente che il governo Draghi sia inadeguato ad affrontare i problemi che abbiamo, tradendo l’unità nazionale. In entrambi i casi, non potrà più essere un interlocutore credibile.
Ma anche la Lega aveva votato contro ad alcuni provvedimenti…
Esatto, ma è stato fatto alla Camera (ndr. In occasione del voto sul Green Pass), e al Senato il partito di Salvini si è allineato con la maggioranza votando la fiducia. Per come è strutturata la nostra democrazia il Senato è il luogo dove le maggioranze sono più risicate e se manca la fiducia il governo non può procedere con l’agenda facendo finta di niente. Le premesse di questo governo erano tali per cui forze politiche differenti avrebbero fatto rinunce alle proprie pretese per il bene del paese. Il PD lo ha sempre fatto, la posizione è stata lineare rispetto alla transizione energetica, al legame con l’Europa e alla situazione in Ucraina.
Oggi la portavoce dei 5 stelle in senato ha detto che la scelta di non votare la fiducia è nell’interesse del paese, ha ragione?
Sono parole da non credere. L’interesse del paese è quello di raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 31 dicembre fra cui l’approvazione del bilancio. Il rischio di un voto a ottobre è di non posticipare l’approvazione e questo comporterebbe un esercizio nel 2023 non progettato e non discusso nelle sedi politiche di riferimento: iniziare l’anno senza una politica economica chiara sarebbe un disastro.
Cosa succederà nei prossimi giorni?
Siamo in condizioni di recuperare attorno a Draghi una maggioranza che permetta di lavorare? Abbiamo cinque giorni per dimostrarlo. Mi permetto di sottolineare come la riconferma di Mattarella, che come PD abbiamo votato compatti, non sia stato il tributo ad un uomo saggio e capace, ma la convinzione che fosse la persona più adatta a questi tempi. Oggi ne sono ancora più sicuro.
Francesco Ghini