Il Cammino di Santiago del cotignolese Stefano Cassani: “Un viaggio interiore”
Una delle cose più incredibili dell’essere umano è camminare. Sembra un’azione banale, ma proprio camminando i grandi filosofi del passato riflettevano sulle questioni più importanti. Un lungo cammino, come il celebre Cammino di Santiago è quindi un viaggio interiore che lascia il segno, come ci ha raccontato Stefano Cassani, un giovane ragazzo di Cotignola che è quest’estate ha compiuto questo viaggio a piedi, accompagnato dalla sorella.
Intervista a Stefano Cassani
Quando sei partito e quanto è durato il Cammino?
Ho preso il volo per Madrid insieme a mia sorella il pomeriggio dell’8 agosto. Siamo arrivati in autobus ad Astorga alle quattro e mezzo del mattino e da lì siamo partiti per il Cammino. Abbiamo percorso 300 km per arrivare a Santiago dieci giorni dopo e fermarci lì altri due giorni. Siamo partiti come due giovani sperduti, senza alcun allenamento e senza niente di certo su cosa avremmo trovato.
Cosa ti ha spinto a partire?
L’idea di partire per il Cammino di Santiago è nata quest’estate durante la mia esperienza di volontariato presso la spiaggia dell’associazione che si occupa di servizio a persone con disabilità Insieme a te a Punta Marina. Qui Fra Marco e don Stefano Vecchi, il parroco della mia parrocchia a Cotignola, mi hanno parlato di questo pellegrinaggio. Io ne avevo solo sentito parlare ma non lo conoscevo affatto, eppure mi era subito rimasta in mente l’idea di partire. Quella sera ho telefonato a mia madre per dirglielo: lei mi ha detto che era una cosa molto faticosa e che avrei dovuto lasciar perdere, mia sorella ha invece colto questa sfida e mi ha mandato un messaggio: “Dal 9 al 21 agosto andiamo a Santiago”. Così in un mese ci siamo organizzati per partire: all’inizio volevamo fare solo 100 km, poi abbiamo deciso di percorrerne 300.
Quali sono state le cose più difficili di questa esperienza?
Tra le difficoltà sicuramente ricordo il caldo e il dover camminare senza sosta con 40 gradi. Nel corso del Cammino ho avuto anche qualche problema con una tendinite al ginocchio e al tallone, ma la difficoltà più grande non è stata quella fisica. La cosa più complessa è dover fare i conti con le emozioni che un’esperienza del genere ti suscita. Stare soli tutto il giorno fa pensare molto alla propria vita.
Quali sono invece le cose più belle che ti porti dietro da questo Cammino?
Una cosa molto bella è sicuramente quella di aver vinto questa sfida ed essere arrivati a Santiago, ma anche l’aver conosciuto tante persone con le quali siamo rimasti tuttora in contatto. Forse però la cosa più emozionante che ricordo è un incontro fatto proprio il primo giorno di pellegrinaggio. Appena arrivati ad Astorga ci siamo messi in cammino anche se era ancora l’alba e ci siamo accorti che un ragazzo tedesco ci stava dietro. Ci ha seguito da lontano tutto il giorno, come se volesse accompagnarci. L’ultimo giorno, arrivati a Santiago, l’ho rivisto, al centro della piazza, vestito da scout mentre faceva giocare dei bambini e mi sono emozionato.
Cosa consiglieresti a chi sta pensando di fare questo viaggio?
Il Cammino di Santiago è un’esperienza che dura nel tempo; se volessi raccontare tutto quello che ho provato e che mi è successo ci vorrebbero mesi. Secondo me chi vuole superare le proprie paure deve assolutamente fare questo Cammino. E’ l’occasione per pensare alle tante cose a cui durante questa nostra vita così frenetica non riusciamo a pensare. E’ l’occasione per guardarsi dentro, è un viaggio interiore. D’ora in poi le mie vacanze saranno sempre con lo zaino in spalla. Ripartirò infatti prossimamente proprio per Santiago con l’associazione Insieme a te.