La campanella suona per tutti: riflessioni di fine anno scolastico 2021

Suona l’ultima campanella. L’anno scolastico è finito. Davanti alle scuole ci sono i maturandi con gli occhi lucidi e i bambini con il grembiule appallottolato nello zaino. Nemmeno la mascherina riesce a nascondere i sorrisi e i saluti di un anno che finisce tra le pareti di una scuola che è stata troppo tempo sola. Suoniamo anche noi la nostra ultima campanella dell’anno ripercorrendo gli eventi di questo anno scolastico difficile e augurandoci che il periodo buio sia passato e augurando buone vacanze a studenti e insegnanti, dopo un anno di fatiche straordinarie.

Una comunità educante: la scuola sia il perno della società

Per chi suona la campanella? Per tutti. Tutti sono legati alla scuola. Quello che abbiamo cercato di fare con questa piccola rubrica è stato restituire nel corso di quest’anno in cui la scuola è stata particolarmente ferita, centralità all’idea di una comunità educante che non si limiti solo a notare i bisogni dei propri ragazzi, ma che costruisca un futuro che dovrà essere sostenibile, ma soprattutto sostenuto proprio da chi è a scuola oggi. Abbiamo scoperto che Faenza sa essere maestra dei propri ragazzi: il mondo dell’associazionismo, dello sport, del teatro, della fotografia, dei centri culturali e della nostra città ha risposto al nostro invito a parlare di scuola. Ognuno dal proprio punto di vista.

L’anno scolastico visto da dentro: la voce degli insegnanti e studenti

A esprimere però il senso vero dell’importanza della scuola sono ragazzi e insegnanti. Se alla fine dell’anno scorso si pensava di aver dovuto affrontare un periodo di emergenza che sarebbe stato presto dimenticato, a settembre le cose sono apparse ben più complicate. Tra mancanze, polemiche e decisioni imposte, la distanza che si è creata tra il banco e la cattedra ha portato a riflettere e a cogliere il ruolo centrale dell’insegnante nella vita di bambini e ragazzi, ovvero nella vita degli uomini e delle donne di domani.

Abbiamo visto che per un professore in delirio che chiede agli alunni di bendarsi durante le interrogazioni in Dad c’è sempre almeno una professoressa che fa di tutto per salvare quella passione e quella curiosità che sono alla base del mestiere di insegnante, ma anche del mestiere di studente. Abbiamo visto professori e studenti scendere in piazza, fare lezione davanti alle scuole chiuse e davanti ai teatri, per non lasciare soli i ragazzi e ricordare che la scuola esiste sempre e solo in presenza. Ma soprattutto abbiamo visto ragazzi in difficoltà, ragazzi che lasciano la scuola, che non vogliono più uscire dalla propria stanza. A loro bisogna guardare non come nomi su una pagella ma come giovani menti di cui ci si può, anzi ci si deve, fidare. Abbiamo scoperto, se non lo sapevamo già, che l’insegnante è prima di tutto un educatore, non è un ispettore del rendimento, della competenza.

Ma soprattutto abbiamo scoperto che anche l’insegnante è un essere umano. Chissà che in futuro questa frase possa divenire un’eco e far sì che qualche documento burocratico sparisca lasciando la mente più libera di pensare ai ragazzi…

Priorità alla Scuola
La manifestazione “Priorità alla Scuola”

Il nuovo anno scolastico: a settembre più relazione e ascolto

Attorno alle voci della comunità scolastica e cittadina si pongono infine le voci degli psicologi. Una grande verità che quest’anno ha insegnato a tutti è che salute e scuola non sono mai in contraddizione e che per salute si intende anche la salute mentale. Gli psicologi dell’Università di Bologna che abbiamo intervistato ricordano come anche questo aspetto debba essere ritenuto al centro della scuola e come la didattica non possa mai avvenire a distanza: le tanto citate tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono strumenti che non possono e non devono sostituirsi in nessun modo alla relazione educativa e alla relazione tra pari. Chissà che in futuro questo non ci ricordi che le cose più importanti che impariamo non le impariamo mai da soli e non sono mai dietro uno schermo…

E proprio questo è il punto da cui ripartire. Imparare di nuovo a stare con gli altri e ascoltare. Si è detto spesso quest’anno che i ragazzi hanno perso occasioni in quest’anno difficile. Eppure proprio i ragazzi, additati spesso come irresponsabili, si sono dimostrati i più attenti ai più fragili, pazienti di fronte a una situazione che li ha chiusi in casa cercando di spegnere l’energia irrequieta dell’adolescenza. Proprio loro tra qualche anno si occuperanno della ricostruzione di cui abbiamo bisogno. Fino ad allora però hanno bisogno della scuola e la scuola per esistere ha bisogno di loro. Rimandiamo a settembre quindi tutti coloro che hanno pensato di poterla sacrificare, bocciamo tutto ciò che aliena e crea distanze e promuoviamo un atteggiamento nuovo, che non cerca un ritorno alla normalità ma che sa e vuole puntare all’eccellenza, al 10.

Lasciamo qui sotto alcuni articoli della rubrica, per chi avesse voglia di rileggerli

“Per chi suona la campanella…” a cura di M. Letizia Di Deco

Letizia Di Deco

Classe 1998, vivo a Faenza. Mi sono laureata in Lettere Moderne e poi in Italianistica e Scienze linguistiche all’Università di Bologna. Scrivo per il settimanale Il Piccolo di Faenza. In attesa di tornare definitivamente in classe da prof, mi piace fare domande a chi ha qualcosa di bello da raccontare su ciò che accade dentro e fuori le pareti della scuola. Ho sempre bisogno di un buon libro da leggere, di dire la mia opinione sulle cose, di un po' di tempo per una corsetta…e di un caffè

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