Anna Bonaiuto al Masini di Faenza: in scena Le serve di Genet

Un grande classico del teatro contemporaneo capace di mescolare assieme finzione e realtà. La Stagione di Prosa del Teatro Masini di Faenza proseguirà, da martedì 17 a giovedì 19 gennaio alle ore 21, con una grandissima protagonista delle scene e del grande schermo italiani, Anna Bonaiuto che, affiancata da Manuela Mandracchia e Vanessa Gravina, porterà in scena Le serve di Jean Genet con la regia di Giovanni Anfuso. Le interpreti dello spettacolo saranno inoltre protagoniste dell’Incontro con gli Artisti che si terrà mercoledì 18 gennaio alle ore 18 presso il Ridotto del Teatro Masini (l’ingresso all’incontro è gratuito).

Le serve: uno dei capolavori di Genet

“Uno straordinario esempio di continuo ribaltamento fra essere e apparire, fra immaginario e realtà”. Con queste parole l’intellettuale Jean-Paul Sartre descriveva Le serve (Les bonnes) di Jean Genet, una delle sue opere più famose. Genet, con il suo teatro, ha indubbiamente rivoluzionato la forma stessa della tragedia moderna. Scritto nel 1947 e ispirato a un evento di cronaca che impressionò enormemente l’opinione pubblica francese, Le serve è considerato uno dei suoi capolavori, una perfetta macchina teatrale in cui il gioco del “teatro nel teatro” è svelato per mettere a nudo, in modo straordinario, la menzogna della scena, con una struttura che scava nel profondo.

Con Anna Bonaiuto in scena “il teatro nel teatro”

Le serve 1Claire e Solange, due serve smunte e androgine, vivono un rapporto di amore-odio con la loro padrona, la sontuosa Madame, che incarna tutti gli ideali perduti: eleganza, bellezza, successo. Loro, brutte e sempre più arcigne, ogni sera, quando la padrona non c’è, si ritrovano ad allestire un ossessivo teatrino, una doppia vita in cui giocano “a fare Madame”. A turno vestono i suoi abiti, la imitano e, alla fine del rito, la uccidono. Ma ben presto, nelle loro menti schizofreniche, finzione e realtà si sovrappongono. Terrorizzate dall’idea che l’amante di Madame, da loro denunciato con delle lettere anonime, sarà presto rilasciato e che la verità sarà scoperta, tentano, come soluzione estrema, di avvelenare la padrona con una tazza di tisana che Madame, nella sua svagata disattenzione, non berrà. Sarà invece Claire, sempre più sprofondata nella doppiezza della sua vita, a ingerire la bevanda avvelenata offertale dalla sorella carnefice. Claire e Solange, vittime di una ingordigia metafisica nei confronti di Madame, simbolo di un potere assoluto da abbattere, disgustoso e affascinante al contempo. Claire e Solange incarnano alla perfezione un dualismo perpetuo, affondate o forse prigioniere nei ruoli violenti e speculari della “vittima” e del “carnefice”, della “criminale” e della “santa”. Facce di una stessa medaglia che coesistono in ciascuno di noi e che, spesso, si sovrappongono fino a confondersi.

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