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La poesia di Amelia Rosselli rivive a Officina Matteucci

Serata nel segno della poesia, musica e libertà venerdì 26 aprile 2019 a Officina Matteucci (corso Mazzini, 62) con inizio alle ore 19.30. Al centro dell’evento ci sarà la lettura del prometto La libellula, con cui Amelia Rosselli rivelò, nel 1958, la propria potenza visionaria e musicale. Costruito intorno all’ambiguo rapporto tra una figura femminile e una maschile, il testo scorre in maniera fluviale tra citazioni poetiche (Campana, Rimbaud) e sperimentalismo linguistico. La giovane Rosselli, studiosa di musicologia e padrona di diverse lingue, dà vita a un furioso improvviso per voce che tocca le diverse pieghe dell’espressione, in bilico fra tensione liberatoria e cortocircuito letterario: «Il titolo La libellula – scrive l’autrice in una nota aggiunta all’edizione dell’85 – vorrebbe evocare il movimento quasi rotatorio delle ali della libellula, e questo in riferimento al tono piuttosto volatile del poema. La libellula può anche ricordare le parole “libello”, “libertà”: infatti il poema ha come tema centrale la libertà, e il nostro, e mio, “libellarla”. Il poema è concepito anche in forma di drago che si mangia la coda; fine e principio dovrebbero infatti congiungersi, se il poema viene letto scioltamente, intuitivamente».

L’evento è una nuova tappa della collaborazione tra Officina Matteucci e IndependetPoetry, con cui si intende sperimentare un percorso di lettura poetica performativa in stretta relazione con la musica. Lettura e musica sono a cura di Virginia Morini e Lorenzo Travaglini.

Italia, Francia, Stati Uniti: una poesia che non ha confini

Amelia Rosselli nacque a Parigi, figlia dell’esule antifascista Carlo Rosselli e di Marion Cave, nata in Inghilterra e attivista del partito laburista britannico. Nel 1940, dopo l’assassinio del padre e dello zio a opera delle milizie fasciste (cagoulards) in Francia (1937), esulò con la famiglia, esperienza che determinò il carattere apolide e insieme personalissimo della sua opera. È rimasta una figura di scrittrice unica per il suo plurilinguismo e per il tentativo di fondere l’uso della lingua con l’universalismo della musica. Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Roma, nella sua casa a via del Corallo, dove è morta suicida l’11 febbraio 1996 per cause connesse a una grave depressione.

Foto: Dino Ignani

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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