Tiziano Cericola e l’Altra Faenza a fianco dei lavoratori Cisa Allegion
A Faenza apre la nuova sede della Lidl al posto del vecchio stabilimento della Cisa e, sempre oggi, i giornali locali riportano il fatto che l’Allegion-Cisa ha chiesto di ridurre il premio di produzione ai lavoratori, con un taglio quantificato in circa 1.000 euro) annuale pro capite. Queste due notizie sintetizzano bene come funziona oggi l’economia “globalizzata” applicata al contesto locale. Le industrie emigrano in cerca di bassi costi di manodopera (e di altre certezze: minore burocrazia, minori tempi della giustizia, ecc.) impoverendo i territori ove le industrie erano storicamente nate; gli altri imprenditori della distribuzione cercano di radicarsi nei territori per sfruttare al meglio quello che rimane del potere di acquisto, cercando di fare utili “sfruttando” (in senso economico e non certo giuridico) i dipendenti e i fornitori (in genere piccole e medie aziende)».
Cericola: “Necessario affrontare un dibattito sul marketing territoriale”
Cosa si può fare, si chiede l’esponente di Rinnovare Faenza. «In sede nazionale – prosegue Cericola – ci penserà il nuovo Governo a creare strumenti utili per ridurre la delocalizzazione, contrattando con la Ue gli spazi di manovra. In sede locale sarebbe il caso di avviare un serio dibattito su cosa significhi fare marketing territoriale per trovare altre fonti di lavoro e reddito per tutti noi e, dopo il dibattito, prendere in mano “la valigetta” del commesso viaggiatore e andare a bussare alle varie porte, pubbliche e private, sfruttando tutti i canali di contribuzione e finanziamento esistenti (Regione, Stato, UE).
«Sono temi su cui sono intervenuto varie volte negli ultimi tre anni – afferma Cericola – creare un vero polo universitario a Faenza attingendo a università estere (Ue, Usa, ecc.), attirare startup innovative sfruttando Aster Emilia-Romagna e altre centri di eccellenza, spingere sul turismo (sul serio e non per finta come fatto con IF), creare grandi eventi culturali, valorizzare le eccellenze del settore agricolo, fare investimenti immobiliari mirati sui beni pubblici e privati, ecc.. Il fatto è che oltre alle analisi occorrono due fattori chiave: persone che abbiano veramente a cuore questo problema (nel settore pubblico e nel settore privato) e soldi da investire. Io credo a che a Faenza – conclude la nota – faccia difetto il fattore umano: ho la sensazione che nessuno abbia voglia di impazzire e che la nostra classe dirigente (pubblica e privata) stia bene così come sta, lasciando che il “popolo” (cioè noi tutti) si arrangi a risolvere il problema di quadrare il bilancio familiare (e della piccola impresa)».
L’Altra Faenza sul caso Cisa Allegion
Nelle stesse ore in cui Lidl ha inaugurato un nuovo discount nell’area ex Cisa i vertici di Allegion hanno dichiarato di voler tagliare le retribuzioni dei lavoratori stravolgendo metodi e contenuti di relazioni che appartengono alla storia dell’azienda. «Non si tratta di una beffarda coincidenza – afferma in una sua nota L’Altra Faenza – ma del risultato di scelte ingiuste, di regole che antepongono il profitto e gli interessi della finanza alle condizioni e ai diritti delle persone. L’abbiamo già denunciato con forza: dov’era un’industria che costituiva un fiore all’occhiello per Faenza si insedia un’altra grande struttura commerciale che va ad aggiungersi alle troppe già esistenti. La delocalizzazione di gran parte delle lavorazioni meccaniche della Cisa è avvenuta in attuazione di un piano industriale sbagliato, di un’operazione che ha comportato la perdita di quasi 130 posti di lavoro e lo svilimento di un marchio apprezzato nel mondo. A pagarne le conseguenze secondo lor signori devono essere sempre gli ultimi: i lavoratori e le loro famiglie, le piccole imprese, il nostro territorio».
L’Altra Faenza: “Piano industriale sbagliato, a discapito di tutti”
L’Altra Faenza «esprime ancora una volta vicinanza e sostegno ai lavoratori in lotta e alle loro rappresentanze sindacali. Chiede che la città e le sue istituzioni si schierino risolutamente nel respingere pretese che, se attuate, comporterebbero un ulteriore impoverimento della nostra comunità a scapito di tutti».
«E’ necessario cambiare registro – conclude la nota – La buona occupazione, retribuzioni e diritti da Paese civile, devono tornare al centro dell’azione politica ad ogni livello, dall’Amministrazione locale al governo nazionale. Slogan e chiacchiere devono lasciare il posto a una reale volontà di costruire un futuro migliore, un futuro i cui tratti distintivi non siano il declino economico e sociale, la crescente disuguaglianza, la precarietà, il vuoto di speranza per i giovani».