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Alberto Grilli e 40 anni di Teatro Due Mondi

Il Teatro Due Mondi festeggia in questo 2019 i 40 anni di attività: anni trascorsi a fianco delle persone, con un’idea di teatro popolare, aperto a tutti, per le strade e nei teatri, fra la gente. Per festeggiare alla Galleria Molinella si inaugurerà giovedì 14 marzo, alle ore 19, una mostra che racconta questa lunga storia attraverso memorie, fotografie, testimonianze, costumi, filmati. All’inaugurazione della mostra fotografica saranno presenti l’assessore alla cultura, politiche giovanili e per la legalità della Regione Emilia-Romagna Massimo Mezzetti, Manuela Rontini, consigliera regionale, il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi, il vice sindaco e assessore alla cultura Massimo Isola, Alberto Grilli, direttore artistico del Teatro Due Mondi, e i due curatori della mostra, Marilena Benini, illustratrice, e Stefano Tedioli, fotografo. «Abbiamo deciso di festeggiare i 40 anni di attività – spiega Alberto Grilli – innanzitutto per ricordare a noi e a tutta la città quanto è stato lungo il cammino per arrivare fin qui. Per noi è importante fermarci e riguardare il nostro passato, ma sempre con l’obiettivo di proseguire e andare avanti, l’arte d’altronde non si ferma mai ma è sempre in movimento».

Alberto Grilli: la passione teatrale che nasce alle scuole medie

Quarant’anni ricchi di emozioni, costruiti passo dopo passo. «Sicuramente mi sento molto gratificato per aver raggiunto obiettivi che a 18 anni mai avrei immaginato – afferma Grilli – Come tanti altri giovani, abbiamo iniziato a dedicarci al teatro nel tempo libero e nessuno di noi all’inizio pensava di farne un lavoro vero e proprio». I primi germogli di quello che sarà il Teatro Due Mondi cominciano a crescere ancor prima dei 18 anni, quando Alberto Grilli e altri giovani hanno iniziato a frequentare alle scuole medie il laboratorio teatrale di Mario Zoli. «La passione è proseguita anche dopo: alle superiori abbiamo continuato a fare teatro in una compagnia sempre con lui, dove c’erano anche adulti».

“La cosa che mi ha colpito del teatro era il suo essere un fatto artigianale, capace di unire arti diverse”

Alberto Grilli rimane affascinato dall’aspetto artigianale del teatro. «Facevo un po’ di tutto: recitavo come attore, curavo la costruzione delle scene, dei costumi, delle luci… il teatro è un processo dove puoi imparare a fare tante cose. Rimasi colpito di come nel teatro trovassero spazio tante forme d’arte differenti, assemblate per proporre al pubblico un racconto unico». Poi arriva il momento in cui ci si sente adulti e le strade si dividono per intraprendere un proprio cammino. «Nel 1979 abbiamo lasciato quella compagnia, eravamo una ventina di giovani e ci siamo messi in proprio; in un certo senso è come quando ci si vuole distaccare dal padre per trovare la propria strada». Nasce così ufficialmente il Teatro due Mondi, il cui nome è ispirato dalla canzone “Due mondi” di Lucio Battisti. «Oggi possiamo dare a questo nome tanti significati: un teatro che sta tra due mondi, tra realtà e finzione per esempio. In realtà all’epoca fu una scelta a suo modo banale: semplicemente ci piacque, non aveva chissà quali significati, eravamo dei ragazzi normali che anziché andare in discoteca la sera facevano teatro».

La nascita della compagnia nel 1979 e la svolta nel 1988 con l’Ubu re

Per una decina di anni la compagnia è attiva sul territorio e cerca di trovare una propria identità. «È un processo comune a tutte le nuove compagnie – spiega Grilli – quello di trovare una propria poetica e linguaggio. All’inizio mettevamo in scena spettacoli sperimentali, a volte davvero incomprensibili». La svolta avviene nel 1988, quando uno spettacolo segna uno spartiacque nella storia del Teatro due Mondi. «Abbiamo realizzato una versione grottesca dell’‘Ubu re’ di Jarry, testo abbastanza noto che tratta del ruolo dell’artista rispetto al potere. È stato un successo, piacque persino ai miei genitori che fino ad allora erano stati molto critici. Tutto è andato in discesa da allora, abbiamo trovato un linguaggio capace di raccontare delle storie in cui il pubblico riusciva a immedesimarsi».

Il direttore artistico del Teatro Due Mondi: “Sono stati 40 anni di soddisfazioni quotidiane, ma continuiamo a guardare al futuro”

 

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Un gruppo di partecipanti al laboratorio Senza Confini.

Arrivano le repliche, con la compagnia si va in giro per il mondo. Sembra una storia che ormai non ha molto altro da dire, ma in realtà nuove svolte attendono il Due Mondi per arrivare a dove si trova oggi. Rimane infatti una domanda di fondo dopo queste esperienze. «Dopo un po’ ti chiedi a cosa serva tutto questo – commenta Grilli – una volta che hai esaurito le tue esigenze personali. Ti chiedi allora a cosa serva l’effimero del teatro, che nasce e sparisce? Poco alla volta abbiamo voluto trovare una risposta e l’abbiamo cercata nelle connessioni con la vita reale, guardando il mondo e dando il nostro contributo a un cambiamento positivo». Nel corso degli ultimi anni, il Teatro due Mondi ha raccontato le storie dei più deboli, si è confrontato con gli emarginati dando voce in chi non l’aveva. Dal laboratorio con i rifugiati Senza Confini allo spettacolo Vedrai Vedrai sul ruolo della donna, tanti racconti per vivere con il pubblico esperienze di teatro civile. Come ha visto Alberto Grilli cambiare il mondo su questi temi negli ultimi anni? «Diciamo che in tutti questi anni abbiamo continuato ad assistere a una perdita della coscienza dei diritti. Questioni che ci hanno sempre interessato sono state quelle del diritto al lavoro, delle donne, dei migranti. Credo che negli ultimi decenni tutti quei valori erano dati scontati siano stati messi in discussione. Il teatro è dunque un mezzo importante per risvegliare la coscienza delle persone». Un’altra grande soddisfazione per la compagnia è stata l’apertura della Casa del teatro, che dopo dieci anni di attesa per l’agibilità ha potuto aprire nel 2013. «Sono stati 40 anni di soddisfazioni quotidiane – conclude Grilli – fatte di viaggi, incontri, esperienze: posso dire che non ci siamo mai annoiati. Ora sicuramente andremo alla ricerca necessaria di un ricambio generazionale».

Samuele Marchi

Samuele Marchi

Giornalista, sono nato a Faenza e dopo la laurea in Lettere all’Università di Bologna frequento il master in 'Sviluppo creativo e gestione delle attività culturali' dell’Università di Venezia/Scuola Holden. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali come Veneto Economia, Alto Adige Innovazione, Cortina Ski 2021, Il Piccolo, Faenza Web Tv. Ho partecipato all'organizzazione del congresso nazionale Aiga 2015 e del Padova Innovation Day. Nel 2016 ho pubblicato il libro “Un viaggio (e ritorno) nei Canti Orfici” (Carta Bianca editore) dedicato al poeta Dino Campana. Amo i cappelletti, tifo Lazio e, come facendo un puzzle, cerco di dare un senso alle cose che mi accadono attorno.

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