Agricoltura romagnola: è allarme, non è più un’emergenza episodica
S.o.s. agricoltura: la gelata di marzo, unita alle difficoltà di sistema portate dal Covid 19, rischia di mettere in ginocchio uno dei settori più importanti dell’economia faentina, che vive da diversi anni situazioni di criticità che forse non ha più nemmeno senso chiamare ‘emergenza’. Un mondo malato ha portato negli ultimi tempi non solo il Coronavirus: prima di esso erano arrivati altri segnali come i cambiamenti climatici – il cui impatto sull’agricoltura è ben evidente in questi anni – e l’arrivo di insetti e batteri, come la cimice asiatica o il batterio del kiwi, capaci di mettere a dura prova le campagne italiane. E proprio in tema di cambiamenti climatici, nelle scorse settimane, è arrivata la temuta ‘gelata’ di marzo che, a seguito di un inverno dalle temperature primaverili, ha danneggiato in maniera seria numerosi raccolti.
Pesche, albicocche e prugne: danni fino al 90% del raccolto
«Nelle scorse settimane avevo messo in allarme che potesse arrivare una gelata capace di fare molti danni, non era scontato ma nemmeno così imprevedibile – afferma Romano Gaddoni, un coltivatore diretto faentino – Si è sperato fino all’ultimo che non succedesse. Se stavolta le istituzioni non ci forniscono aiuti concreti, rischiamo di chiudere, perché a causa della gelata di marzo, quest’anno la produzione è seriamente compromessa. I raccolti di pesche, albicocche e prugne avranno danni dall’85 al 90%; le ciliegie precoci hanno percentuali simili e in quelle tardive forse riusciamo ad arrivare a un 70%. Drammatica è anche la situazione dei kiwi gialli, con il 90% di danni, e del kiwi verde, dove spero ancora che qualche getto si sia salvato per limitare i danni tra il 65 e l’80%».
“Chiediamo il blocco dei mutui e la messa in atto della legge 102 sulle calamità naturali”
Una situazione che non ha risparmiato nessuno e che è comune a tanti agricoltori. «I danni riguardano tutta l’Emilia-Romagna, e nel faentino tutte le zone di S. Lucia, Marzeno, Pieve Corleto, arrivando poi fino Russi, Lugo, Imola… è stata una gelata che mette in ginocchio tanti agricoltori che rischiano di chiudere le proprie attività». Tra le richieste urgenti da mettere in atto, la sospensione dei contributi, il blocco dei mutui per almeno 18 mesi, e la messa in atto della legge regionale 102 sulle calamità naturali. «Senza soldi i contadini non possono andare avanti – commenta Gaddoni – che la pianta produca o meno frutti, vanno comunque acquistati e utilizzati i concimi per curarla, bisogna dare da bere alla pianta lo stesso, così come va acquistato il gasolio per i macchinari. Dobbiamo prenderci cura delle coltivazioni, anche se scarse, per sperare che l’anno prossimo possano tornare a produrre, ma non è per niente facile, considerando il rapporto costi e profitto che riusciremo ad avere. E, in tutta questa situazione, i fornitori vogliono comunque essere pagati».
Si poteva fare qualcosa per evitare questi danni? «Che potesse capitare una situazione come questa, come detto, era stato segnalato – conclude Gaddoni – Le assicurazioni ci sono venute un po’ incontro e qualcuno di noi, prima della gelata, è riuscito ad attivare una polizza. In generale però non ci si è mossi in tempo e adesso le istituzioni sono spiazzate da questa situazione, ma gli agricoltori non possono aspettare sei mesi per avere risposte».