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1997: Fuga da New York di John Carpenter

1988: il tasso di criminalità negli Stati Uniti ha raggiunto il 400%, pertanto l’intera città di New York è stata adibita a carcere murato, dal quale è impossibile uscire. All’interno nessuna guardia: solo i prigionieri nel loro micro-cosmo criminale.  1997: mentre si stava dirigendo ad un vertice mondiale con Cina e Unione Sovietica, il presidente degli Stati Uniti viene rapito da alcuni terroristi e portato a forza all’interno di New York. Per tentare di portarlo in salvo viene chiamato un pericoloso bandito: Jena Plissken (in originale “Snake” Plissken), al quale viene iniettata a tradimento una carica esplosiva direttamente nelle arterie e a cui viene dato un limite di tempo di circa 24 ore, corrispondente al momento in cui il presidente dovrà partecipare al vertice mondiale. Se non riuscirà a riportarlo indietro entro quel tempo, la carica esploderà.

Lo stile di Carpenter: ideali rivoluzionari e anti-conformisti

John Carpenter, grande maestro e innovatore del cinema contemporaneo, diresse nel 1981 questo cult assoluto: 1997: Fuga da New York, inserito tra le sue opere migliori al fianco di Halloween, La cosa, Essi vivono e tanti altri. Da sempre la poetica di Carpenter abbraccia ideali rivoluzionari e anti-conformisti, spietati e cinici nei confronti della politica, della società e dell’umanità stessa. Con questo film, Carpenter modella un anti-eroe indimenticabile con una benda sull’occhio, impersonato da un giovane ed energico Kurt Russell: Jena “Snake” Plissken, divenuto iconico grazie al suo carattere ribelle unito ad una forza ed un carisma senza precedenti. Da sottolineare anche la presenza nel cast dello storico Lee Van Cleef, star dei film western dall’espressione magnetica, oltre che dei compianti Harry Dean Stanton e Donald Pleasence, importanti caratteristi di quegli anni.

Anche la colonna sonora è stata realizzata da Carpenter

Nel momento in cui Plissken viene inviato a New York, ci si ritrova immersi in uno dei tanti mondi “chiusi” del regista, dove il degrado sociale ha trascinato persino la Grande Mela in un inferno sulla Terra. Con un budget relativamente ridotto, Carpenter fu in grado di creare un’ambientazione visivamente efficace, dove le strade costellate da macerie di palazzi, graffiti sui muri, spazzatura e topi, autentiche trincee fatte di automobili e fiamme sono popolate da ombre striscianti che emergono da tombini e da viottoli bui: residui di un’umanità ormai perduta. I malviventi, organizzati in bande dedite all’anarchia e alla distruzione, sono comandati da un “duca”, mentre pochi sono quelli che vivono in una sorta di libertà, tra cui un folle tassista che non ha mai smesso di lavorare da trent’anni. Altri tratti distintivi del film furono la colonna sonora, composta dallo stesso Carpenter e il cui tema principale è divenuto un classico, e la fotografia, ritraente una New York fredda e buia, le cui luci artificiali rimandano al cinema distopico figlio di Blade Runner.

1997: Fuga da New York, la lotta tra i potenti e i più deboli

Il grande merito di 1997: Fuga da New York non fu solo quello di intrattenere il pubblico al punto da rendere il film un grande successo commerciale dei tempi, ma anche quello di farlo pensare, attraverso una pellicola che, sotto la maschera del genere action e dei muscoli di Kurt Russell, palesa, senza timore, una feroce denuncia nei confronti dei potenti e di chi sfrutta il potere a discapito dei più deboli. È dunque impossibile non empatizzare con Plissken e con la strana gang che si viene a formare nel corso del film, mentre rimane una solida amarezza nei confronti del sistema politico-militare immaginato da Carpenter, che non si cura del destino delle persone rinchiuse nella megalopoli-prigione. Il finale eleva Plissken a leggenda del cinema, portando avanti il pensiero “Carpenteriano” con un gesto decisivo.

Alessandro Leoni

Sono nato a Faenza nel 1993. Mi sono diplomato presso l’istituto tecnico agrario “G. Scarabelli” a Imola, e al momento studio Tecnologie Alimentari presso l’Università di Bologna – Sede di Cesena. Sono attore nella compagnia teatrale “Amici dell’Europa” da circa una decina d’anni nell’ambito prosa; ho fatto esperienza anche nell’operetta e nel musical collaborando, tra gli altri, con la “Compagnia del Cancello”. Nel tempo libero mi interesso di cinema, di cui sono molto appassionato, e pratico kung fu.

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