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L’Unione fa la forza, stasera l’atto finale. Il bilancio del progetto in vista del futuro

Da una parte “Aperisix”, evento conclusivo del progetto L’Unione fa la forza, sarà un momento di festa per i giovani: ci saranno improvvisazioni teatrali, writing di strada, dj set. Dall’altra sarà l’occasione per fare un bilancio sul progetto: successi, difficoltà e cose da migliorare per dare continuità alle idee emerse. Sabato 28 maggio a partire dalle ore 19:30 nel complesso ex Salesiani a Faenza andrà in scena l’ultima tappa del percorso partecipativo pensato dall’Unione della Romagna Faentina e rivolto ai giovani dai 19 ai 35 anni residenti nei sei Comuni del suo territorio. L’obiettivo del progetto, nato in collaborazione con la Consulta faentina delle associazioni di volontariato, la cooperativa sociale RicercAzione e il consorzio Fare Comunità, era innanzitutto quello di fare rete tra i giovani del territorio, garantendo continuità delle iniziative. Se da un lato il progetto è riuscito nell’attivare alcuni ragazzi del territorio facendoli diventare protagonisti realizzando eventi e presentando idee, dall’altra il poco tempo a disposizione e le difficoltà di coordinamento rappresentano criticità che non hanno fatto rendere al massimo questa iniziativa, che ha gettato comunque delle basi sulle quali ripartire.

Formazione, eventi e idee coordinate da venti giovani

Le tappe, innanzitutto. A fine 2015 sono iniziati gli incontri e il 27 gennaio 2016 è iniziata la fase 2 del progetto. Un tavolo di lavoro a cui hanno partecipato una ventina di ragazzi del territorio, dodici ore di formazione, due eventi realizzati in ognuno dei comuni dell’Unione per raccogliere idee tra i giovani: è questo il percorso che hanno svolto i giovani che hanno partecipato all’iniziativa negli scorsi mesi. «Il progetto è riuscito nell’attivare diversi ragazzi del territorio dell’Unione – racconta Giovanna Brondini, operatrice de L’Unione fa la forza – e si sono creati diversi gruppi di lavoro. Nell’evento del 28 maggio speriamo di far confluire tutti i ragazzi dei vari territori che hanno collaborato finora. Sarà un momento in cui i ragazzi avranno l’occasione di divertirsi ma anche di lanciare degli input».

Positività: i ragazzi che si mettono in gioco

«La voglia dei ragazzi di lanciarsi e lasciarsi coinvolgere non è mancata – prosegue Giovanna Brondini – e rappresenta uno degli aspetti più positivi del progetto». Alcuni eventi hanno raccolto un buon numero di presenze, come quello realizzato a Castel Bolognese il primo maggio scorso. «Il progetto nel complesso è positivo – ci racconta uno dei ragazzi che ha partecipato a L’Unione fa la forza – dà sfogo alle idee dei giovani e smuove un po’ le cose nel nostro territorio, spesso vittima dell’immobilismo locale». Ora si dovrà dare concretezza a queste idee, tra le proposte dei giovani anche una web radio locale.

Criticità: poco tempo e poca “unione”

Difficoltà nell’interagire con territori diversi, troppa fretta nel realizzare gli eventi (causa il poco tempo a disposizione) e poca “rete” tra i giovani partecipanti: sono queste le criticità emerse durante questi mesi. «È stato faticoso lavorare su sei comuni differenti – racconta Giovanna Brondini – ognuno è un territorio diverso, con diverse dinamiche e diverse percezioni dei giovani. In alcune aree l’attenzione verso i giovani era minimale e non c’erano referenti associativi». Per quanto riguarda la poca efficacia del coordinamento, «si è lavorato agli eventi da marzo in poi con poco tempo – continua Giovanna – considerando che dovevamo concludere il tutto entro maggio (dopo molti ragazzi coinvolti sarebbero stati impegnati all’esame di maturità, ndr)». Per quanto riguarda il punto di vista dei ragazzi «le dodici ore di formazione sono state molto blande – ci racconta uno dei giovani partecipanti – e tra i ragazzi dei vari comuni non si è creato un vero sentimento di fare squadra: ogni evento era scollegato dall’altro, quindi uno degli obiettivi primari del progetto, il “fare rete” tra i giovani dei diversi comuni, non è riuscito del tutto». Metodologie come quella degli Ost non hanno convinto pienamente. «A Castel Bolognese, per esempio, già da tempo si sa che manca uno spazio per giovani, forse in questo senso si poteva fare già un passo in avanti, se no il rischio è di ripetere sempre le stesse cose».

L’Unione fa la forza: il futuro

Al di là delle parole, saranno i prossimi mesi a dire se il progetto L’Unione fa la forza darà veri frutti e rivitalizzerà l’associazionismo locale dei giovani. «L’evento del 28 maggio sarà una base di partenza – conclude l’operatrice del progetto – la sfida di domani sarà quella di ripartire». Nel valutare le criticità avute poi bisogna tenere conto di uno scenario preesistente non particolarmente vitale sul lato giovani. «Qualcosa si è sicuramente smosso – racconta il giovane partecipante al progetto – Si poteva fare di più ma queste esperienze sono sicuramente meglio che l’immobilismo totale e possono realizzare qualcosa di concreto».

Samuele Marchi

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