UN PO’ E SIA… – Una rubrica di Rosarita Berardi

L’avevo immaginata come una vetrinetta stretta, un po’ ascosa… in uno dei vicoli incantati di questa bizzarra e borghese città che è Faenza. Forse in Vicolo Diavoletto o Vicolo delle Vergini o – meglio ancora – in Vicolo dei Remoti. Dietro la vetrina incassata a diagonale nella soglia, foglie e fogli sparsi in un confuso e dolce colorar d’autunno. Un negozietto piccolo piccolo che vende poesia. Merce non richiestissima, devo ammettere, ma merce indispensabile al nostro vivere (soprattutto per qualità del medesimo!).

La Poesia è l’arte ‘principe’ dell’animo umano: nell’Arabia pre islamica portare i versi di un poeta a sostegno di un ricorso alla giustizia era considerata prova a favore. Nell’antica Cina poeti e poetesse erano elevati al rango di consiglieri dell’Imperatore. L’arpeggiare argentino della cetra accompagnava il declamare in versi ai convivi greci e latini, senza i quali un banchetto non poteva essere definito di classe. Uomini e donne senza discriminazione alcuna si sono cimentati in questa arte rarefatta e lievemente misteriosa in cui i versi cercano le consonanze o le dissonanze dell’umano sentire per dar loro suono e parola. Suono inteso in senso armonico perchè fino al 1300 (epoca petrarchesca) la poesia era sempre accompagnata dalla musica.

Ma qual è, oggi, il valore della poesia nella nostra società globale dove il tempo, il silenzio, la sedimentazione sembrano perdere valore e consistenza? O meglio ancora, citando Montale, chiedo: è ancora possibile oggi la poesia?

Come si concilia l’afflato poetico con il bombardamento da una comunicazione veloce, rumorosa, roboante, fatta di slogan sintetici che non ci chiedono di fermarci troppo a pensare e che, anzi, mirano a sottrarsi alla criticità? Tutto ciò contrasta con la dimensione richiesta dalla poesia, ovvero quella del raccoglimento, del silenzio, di uno spazio in cui possano echeggiare solo le parole, con la pregnanza, il suono e la consistenza voluti dal poeta.

Eppure, nonostante queste amare considerazioni oggettive, viviamo in una piccola città in cui alberga una scuola spontanea di poeti – come riluttanti hanno dovuto ammettere molti critici, editori e letterati della regione e oltre.

Non tutti i poeti faentini contemporanei però hanno potuto trovare il trampolino giusto per la pubblicazione. Soprattutto la poesia dialettale, che pure racchiude una delle anime più profonde e autentiche del nostro territorio, non trova facilmente un palco a cui affacciarsi.

E allora, eccola la mia vetrinetta… senza cercare involute spiegazioni al perchè di questa curiosa caratteristica faentina che è lo scriver versi, UN PO’ E SIA… desidera essere un appuntamento, fra ombrosi vicoli, in cui lasciare incisa una traccia di romagnolità, per far conoscere quanto più possibile i poeti faentini di ieri e di oggi.

GLI AUTORI 

Carlo Muccinelli – Nuvembar

Giorgio Carnevali – La zigareta

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