CASE MANFREDI VENDESI

CASE MANFREDI VENDESI

 

Nome: Case Manfredi 

Ruolo: importante plesso storico all’interno della nostra città, attualmente abbandonato

Punto di forza: l’aver attraversato nel corso dei secoli tutte le fasi artistiche della nostra città

Attuale proprietario: Comune di Faenza (dal 2001)

Residenti attuali: piccioni

Stato di salute: gravemente malato

Valore immobiliare: ????

 

BREVE STORIA DELLE CASE (NON DEI) MANFREDI

IERI

So che ti aspetteresti al suo interno dei Manfredi, i signori di Faenza. In realtà non fu così. Secondo un recente studio di Lucio Donati apparso su 2001 Romagna, la nobile casata faentina non ha mai posseduto questi edifici che si trovano adiacenti all’attuale Biblioteca Comunale, nell’angolo tra Via Comandini e Via Manfredi. Sicuro è invece l’ultimo proprietario di prestigio dell’edificio, la famiglia Caldesi, a cui si deve la creazione della Galleria neoclassica e delle stanze decorate da artisti di prestigio come Felice Giani. Questo palazzo rappresenta un unicuum all’interno della nostra città. Sorto in posizione adiacente alle antiche mura, nel corso dei secoli ha subito numerose trasformazioni, come è normale che sia per un edificio che è riuscito a superare indenne secoli e secoli di storia, passando dalle signorie trecentesche alla Repubblica Cisalpina. Come ha illustrato Angelo Banzola (laureato in architettura all’Università di Bologna), in un incontro tenuto martedì 12 maggio al circolo Prometeo, ogni passaggio storico ha lasciato i suoi segni ben riconoscibili all’interno del palazzo, tra capitelli, stemmi che nemmeno i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale sono riusciti a scalfire.

OGGI

 L’incuria che il palazzo ha subito negli ultimi decenni è stata però molto più forte della guerra. Oggi al faentino è concesso solo di vedere questo edificio dall’esterno, e il più delle volte, passando lungo via Manfredi per andare al mercato o in piazza, non si rende nemmeno conto che all’interno di quel palazzo rosso disastrato sono contenuti soffitti a cassettone, gli affreschi del Giani e secoli e secoli della nostra storia. Dove una volta risiedevano antiche e nobili famiglie, oggi trovano riparo piccioni e le foglie dell’edera. Il palazzo ha bisogno di urgenti restauri e messa in sicurezza. Due inverni fa parte del solaio del piano di sopra è crollato.

 DOMANI

Dopo numerosi tentativi falliti di acquisto, l’edificio venne finalmente acquistato dal Comune nel 2001 con lo scopo di utilizzarlo per ampliare gli spazi per la Biblioteca Comunale. Operazione sicuramente lodevole negli intenti, dato che riportava alla collettività uno dei suoi palazzi più significativi, ma che non ha sortito alcun effetto se non quello di lasciare l’edificio in uno stato di totale abbandono. Sicuramente i motivi che hanno portato a questa situazione sono molti: la situazione economica per gli enti locali dal 2001 al 2015 è cambiata considerevolmente e il fatto che la Biblioteca sia rimasta per molto tempo senza direttore non ha aiutato certo nel fare da raccordo tra la situazione degradata del palazzo e l’amministrazione. Tuttavia ciò non giustifica il fatto che non si sia mai affrontato il tema di un piano serio di messa in sicurezza e la manutenzione fatta è stata quasi nulla.

Dopo solo 14 anni di possesso, l’amministrazione sembra voler vendere l’immobile, al fine di recuperare dei fondi da investire poi invece su un altro edificio storico della città, il Palazzo del Podestà. È un’operazione di buonsenso? La risposta è sicuramente complessa, e ci porta a discutere anche di altro: della progettualità che ha avuto il Comune nel gestire 14 anni fa l’operazione di acquisto, della necessità di investimenti privati qualora le forze istituzionali non siano sufficienti a preservare il patrimonio storico della città (e questo aspetto sarà sempre più preponderante nei prossimi anni, che lo si voglia o no), della messa in sicurezza di quello che comunque rimane un patrimonio storico e un bene collettivo di tutti i faentini. Si può discutere sul ruolo che potrà avere questo edificio una volta restaurato e ci fa riflettere anche sulla parte che dobbiamo avere noi cittadini di fronte a questi problemi (durante la serata del 12 maggio un membro del pubblico ha proposto, provocatoriamente, perché non andare con volontari a sistemare questo degrado?).

Tuttavia, bollare come aprioristicamente sbagliate situazioni che coinvolgono privati sarebbe superficiale. Molti pregevoli immobili che fanno parte del patrimonio storico faentino e che la Pro Loco ci ha aiutato a conoscere sono da lungo tempo di proprietà di privati, e la loro conservazione è del tutto soddisfacente (pensiamo a Palazzo Ferniani, palazzo Pasolini dall’Onda, Palazzo Matteucci…). A questo si aggiunga che entrerebbe in gioco anche la riqualificazione di un importante luogo caro alla cittadinanza: il Palazzo del Podestà. Insomma, la destinazione ad usi residenziali e commerciali di Case Manfredi potrebbe essere forse l’ultima occasione per mettere la parola fine allo stato precario in cui purtroppo versa.

Infine dobbiamo ricordare come non si possa prescindere dal sostegno delle associazioni e fondazioni culturali all’interno di Faenza, che con i loro sforzi possono davvero essere una delle chiavi con cui sostenere economicamente questi progetti (si pensi per esempio alla recente operazione che ha portato al restauro del Ridotto del Teatro Masini).

Non sappiamo ancora quale sarà il futuro di questo palazzo che ha resistito per secoli e secoli al tempo. La cosa che ci auguriamo è che qualsiasi scelta venga presa sia fatta con cognizione di causa, valutando la scelta migliore ed avendo a cuore la preservazione del patrimonio artistico della città.

Samuele Marchi e Andrea Piazza

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