Boom Piadina romagnola Igp: nel 2015 prodotte 9.700 tonnellate (+41%)

Piada romagnola sempre più “nella” bocca di tutti. In termini produttivi, un vero e proprio risultato eccezionale si è registrato nel 2015 per la Piadina Romagnola Igp, marchio registrato nel 2014. La Piadina (o “Piada” come è ufficialmente anche indicata) con oltre 9.700 tonnellate di prodotto ha segnato un incremento di ben il 41% sul 2014, a testimoniare che sempre più consumatori apprezzano la ricetta romagnola per eccellenza. A rivelare questi dati è il quattordicesimo Rapporto Ismea – Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop e Igp che ha fotografato una situazione di grande euforia verso i prodotti enogastronomici del Bel Paese. Su tutti però, spicca la Piadina romagnola Igp. Anche il web impazzisce per la piada: è stato infatti il primo prodotto street food ricercato su facebook con oltre un milione di visualizzazioni (secondo posto per l’arancino con 480mila visualizzazioni), e il primo prodotto agroalimentare ricercato su Google nel 2014.

La ricetta della Piadina romagnola Igp

Logo del marchio "Piadina romagnola Igp"
Logo del marchio “Piadina romagnola Igp”

La Piadina Romagnola per ottenere la certificazione Igp deve avere certi ingredienti (farina di grano tenero, acqua, sale e olio), seguire determinate fasi di lavorazione (fra le quali il confezionamento obbligatorio sul luogo di produzione) ed essere prodotta nelle tre province romagnole o nell’imolese (seguendo i confini tradizionali della Romagna, coincidenti con il fiume Sillaro). Dietro a questi pochi e semplici ingredienti si cela una delle protagoniste indiscusse delle tavole di Romagna, conosciuta e celebrata in Italia e nel mondo. Tra i primi a citarla anche il poeta latino Virgilio nel VII libro dell’Eneide quando scrive di una “exiguam orbem”, un disco sottile che una volta abbrustolito, veniva diviso in larghi quadretti.

Emilia-Romagna: tra i nuovi marchi 2016 i Cappellacci di Zucca e l’Anguria Reggiana

L’Emilia-Romagna non è però solo Piadina romagnola. Fra i 291 prodotti alimentari e i 523 vini italiani garantiti dai marchi Dop, Igp e Stg, l’Emilia-Romagna fa la parte del leone: fra Piacenza e Rimini sono 45 le pietanze con il certificato di qualità, mentre per il comparto “Wine” si è a quota 52 (al terzo posto dopo Toscana e Piemonte). In particolare nel 2016 delle 13 nuove denominazioni registrate, due si trovano nella nostra regione: i Cappellacci di Zucca Ferraresi Igp e l’Anguria Reggiana Igp. Una quota di mercato che si traduce anche in “spazio” fisico. Sono infatti 6.277 ettari i campi e i vigneti finalizzati alla produzione di marchi Dop, Igp e Stg in Emilia-Romagna, con 167 ettari in più rispetto al 2014.

Marchi Dop e Igp dell’Emilia-Romagna: un 2015 tra luci e ombre

Non stupisce quindi scoprire che le prime tre province italiane per impatto economico del comparto “Food” siano tutte in Emilia: Parma (12 marchi e 1,1 miliardi di fatturato), Modena (15 marchi e 0,6 miliardi) e Reggio Emilia (13 marchi e 0,5 miliardi). Da sola la provincia di Parma rappresenta oltre il 18% dell’intero settore. Tuttavia qui suona un campanello d’allarme, dal momento in cui alcuni prodotti pilastro della produzione, il Grana Padano Dop, il Parmigiano Reggiano Dop e il Prosciutto di Parma Dop, hanno visto nel 2015 un calo del valore della produzione pari rispettivamente al –13,3%, -1,7% e -5%. Più lusinghieri invece i dati di altri prodotti meno conosciuti all’estero, ma che stanno guardando sempre più fette di mercato, come la Mortadella di Bologna Igp (+14,4% del valore di produzione), il Cotechino di Modena Igp (+16%) e gli Aceti balsamici tradizionali di Modena e Reggio (con un boom del +30%).

Food

Wine: in Regione spicca Modena, 34 milioni di euro di vino certificato

Meno marcato il contributo dell’Emilia-Romagna nel comparto “Wine”, che nella top 20 delle province per impatto economico vede soltanto Modena come presenza regionale (con 34 milioni di euro di vino certificato, su un totale regionale di 112 milioni). Molto più forte in questo settore la presenza delle specializzazioni Venete (Valdobbiadene e Prosecco), toscane (Chianti) e piemontesi.

Marchi italiani Dop e Igp: export da 7,8 miliardi di euro (+9,6%)

Il quattordicesimo Rapporto Ismea – Qualivita descrive un’Italia che si rafforza sempre di più come leader mondiale per numero di Dop e Igp con ben 814 prodotti nelle categorie “Food” e “Wine”, raggiungendo i 13,8 miliardi di euro di valore per la produzione del 2015, con una crescita del +2,6% su base annua. I prodotti italiani di qualità pesano quindi il 10% sul fatturato totale dell’industria agroalimentare italiana, mentre l’export vale 7,8 miliardi di euro (il 21% delle esportazioni di tutto il settore agroalimentare, con un aumento del +9,6% sempre rispetto al 2014). «Nei prossimi anni non sarà difficile conservare questo primato, che pure assume importanti contorni simbolici – ha affermato il presidente della Fondazione Ismea, Raffaele Borriello – Piuttosto, la vera sfida sarà promuovere e favorire la diffusione in altri Paesi, dentro e fuori lʼUe, del modello di produzione agroalimentare di qualità legata al territorio, come valore culturale oltre che economico, in linea con principi etici e sociali condivisi a livello globale da una quota crescente di consumatori».

Andrea Piazza

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