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#FAENTINIeMIGRANTI – Per cominciare un po’ di dati…

Questa prima parte del dossier #FAENTINIeMIGRANTI vuole offrire un quadro chiaro (attraverso definizioni, dati e numeri) della situazione dei richiedenti asilo presenti nel nostro territorio. Spesso trattiamo questi argomenti con sufficienza nella vita di tutti i giorni. Quante volte parliamo del tema migranti (sia in un senso – “buonista” -, sia nell’altro – “ruspista”) senza avere una minima idea di cosa siano i “CARA”? O senza sapere qual è l’iter previsto per ottenere lo status di rifugiato? Quanti sono poi realmente i richiedenti asilo all’interno della nostra provincia?

Domande che, come redazione, ci siamo posti e a cui siamo riusciti a dare una prima risposta attraverso questo articolo, pur tra le tante difficoltà poste dal recupero di queste informazioni. Speriamo possa esserti utile per capire meglio questo tema di cui spesso sentiamo solo parole superficiali e numeri privi di fondamento.

PICCOLO VOCABOLARIO DI BASE

MIGRANTE: che migra, che si sposta verso nuove sedi: popoligruppi etnici m.; animaliuccelli migranti.

RICHIEDENTE ASILO: persona che, fuori dal proprio Paese d’origine, presenta in un altro Stato domanda per il riconoscimento della protezione internazionale. Il richiedente rimane tale, finché le autorità competenti (in Italia le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale) non decidono in merito alla stessa domanda di protezione.

RIFUGIATO: Il rifugiato è titolare di protezione internazionale. Si tratta di persona che “(…) temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese d’origine di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese(…)”. Questa definizione viene enunciata dall’art. 1A della Convenzione di Ginevra del 1951.

CPSA: Centro di Prima Accoglienza e Soccorso. L’accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l’identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l’allontanamento. Es. CPSA di Lampedusa.

CARA: Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo. È una struttura in cui vengono accolti i migranti appena giunti in Italia irregolarmente che intendono chiedere la protezione internazionale. Sono gestiti dal ministero dell’Interno attraverso le prefetture, che appaltano i servizi dei centri a enti gestori privati attraverso bandi di gara. ES. CARA di Mineo (Catania).

Un'immagine del CIE di Lampedusa
Un’immagine del CIE di Lampedusa

CIE: Centro di Identificazione ed Espulsione. Sono l’evoluzione dei vecchi Cpt (Centri di Permanenza Temporanea) e centri di detenzione amministrativa. Vi sono trattenuti gli stranieri in attesa di rimpatrio nel paese d’origine. Il decreto di espulsione viene emesso dal prefetto. Es. CIE di Bologna (caserma Chiarini).

SPRAR: Servizio di Protezione per i Richiedenti Asilo. Rete non finalizzata all’assistenza immediata, ma all’integrazione sociale ed economica di soggetti già titolari di una forma di protezione internazionale.

 

CHI?

Al 25 agosto in provincia di Ravenna erano 487 i richiedenti asilo, a cui si aggiungevano 75 soggetti inseriti nel circuito SPRAR. L’aumento è stato del tutto eccezionale, poiché a inizio anno i richiedenti asilo presenti erano circa 200.

In base alla nostra ricognizione con i soggetti gestori i richiedenti asilo presenti sul territorio dell’Unione della Romagna Faentina sono 97:

  • 40 presso un operatore economico privato di Casola Valsenio (Albergo Antica Corona);
  • 30 presso le strutture Caritas a Faenza;
  • 10 presso una struttura della Papa Giovanni XXIII a Faenza,
  • 8 presso l’Azienda Servizi alla Persona della Romagna Faentina (4 a Casola, 4 a Solarolo),
  • 6 presso la Confraternita di Misericordia di Castel Bolognese.

Quindi totalmente i richiedenti asilo sono: 44 a Casola Valsenio, 43 a Faenza, 6 a Castel Bolognese e 4 a Solarolo.

I richiedenti asilo provengono da: Nigeria, Mali, Gambia, Costa d’Avorio, Pakistan e Bangladesh. Questi dati locali rispecchiano la tendenza nazionale, per la quale secondo i dati Eurostat i primi 3 paesi di provenienza durante il secondo quadrimestre 2015 erano Nigeria, Gambia e Pakistan (i tre paesi rappresentano il 40% dei richiedenti in Italia, mentre sul totale UE sono solo l’8%). In Italia i richiedenti asilo in attesa di decisione sul loro status sono 48.300.

 

QUANTO?

DENARO: il costo di gestione del progetto di accoglienza (e integrazione) è pari o inferiore a 35 euro pro capite pro die per ogni richiedente asilo. I 35 euro, erogati dal Ministero dell’Interno ai gestori tramite le Prefetture, comprendono: vitto, alloggio, spese mediche, spese per l’iter di richiesta asilo e trasporti a Ravenna e Forlì, compenso per operatori e mediatori culturali coinvolti, un pocket money giornaliero per lo straniero pari a 2,50 euro. Nel 2014 per l’accoglienza l’Italia ha speso 628 milioni di euro. Nel 2015 si prevede una spesa di circa un miliardo.

Nel maggio 2015, la prefettura di Ravenna ha svolto un bando a evidenza pubblica per la conclusione di un accordo quadro con gli operatori economici del territorio, al fine di individuare le strutture che gestiscono i progetti di accoglienza . Fra i requisiti richiesti l’assistenza linguistica e culturale, l’assistenza sanitaria, il sostegno socio-psicologico, l’assistenza legale, la presenza di operatori formati.

Per l’espulsione i costi sono molto alti: essi comprendono essenzialmente i costi per 5 biglietti aerei (lo straniero, e andata e ritorno per due agenti di scorta). In media, a seconda della distanza del paese di provenienza, si va dai 1.000 ai 4.000 euro per ogni espulsione.

TEMPO: generalmente dalla domanda di riconoscimento all’accettazione (o primo rigetto) della domanda di asilo intercorre un anno, ma questa tempistica può dilatarsi o comprimersi sensibilmente a seconda della Commissione territoriale competente e del periodo di arrivo dello straniero.

 

COME?

1) Può presentare domanda di riconoscimento di protezione internazionale allo Stato italiano qualsiasi straniero che fugga da persecuzioni, trattamenti inumani e degradanti (torture) o dalla guerra, anche se ha fatto ingresso in Italia clandestinamente – ed è perciò irregolare. La domanda deve essere presentata presso la Polizia di Stato frontaliera o la Questura, che rilascerà un documento che certifica la richiesta e rimanda ad un appuntamento per la verbalizzazione.

2) Questa avviene tramite l’utilizzo del cosiddetto modello C, di natura conoscitiva rispetto alle caratteristiche personali ed anagrafiche del richiedente asilo. In questo frangente è utile consegnare atti di memoria scritta riguardo alla storia dell’individuo, tutti i documenti utili ad attestare la veridicità di quanto sostenuto (articoli di giornale, foto, denunce…) e le attestazioni degli esami medici sostenuti. Se lo straniero è in possesso di un passaporto lo consegnerà alla Polizia. A questo punto il richiedente asilo riceve entro pochi giorni un permesso di soggiorno per richiesta di asilo, di validità trimestrale, che alla scadenza può essere rinnovato per altri tre mesi. In questi 6 mesi lo straniero non può svolgere attività lavorativa. Al secondo rinnovo, ha diritto a un permesso di soggiorno semestrale che consente esplicitamente di poter lavorare in Italia.

3) In merito alla domanda presentata tramite modello C deciderà in un secondo momento la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale: per il nostro territorio la Commissione competente è quella di Forlì. La decisione segue un colloquio con il richiedente asilo, è il momento più importante della richiesta. Durante l’intervista vengono presentati tutti i documenti sulla storia del richiedente asilo ed anche eventuali certificazioni di attività di volontariato svolte. L’esito dell’intervista può portare a: il riconoscimento di una delle 3 forme di protezione (asilo politico, protezione sussidiaria, motivi umanitari); al non riconoscimento di alcuna forma di protezione; al rigetto della domanda per manifesta infondatezza; all’inammissibilità della domanda (qualora già formulata presso un altro stato membro dell’UE). L’asilo politico implica lo status di rifugiato, persona che è perseguitata per la propria razza, religione, nazionalità, gruppo sociale o opinione politica: tale status garantisce fra le altre cose un permesso di soggiorno valido per 5 anni, un titolo di viaggio per accedere all’area Schengen, consente la richiesta della cittadinanza per naturalizzazione dopo 5 anni. La protezione sussidiaria è concessa a chi è oggetto di gravi danni personali, come la condanna a morte, la tortura, la minaccia individuale alla vita derivante da un conflitto armato: anche questa forma di tutela consente un permesso di 5 anni e un titolo di viaggio. Nel caso di tortura la Commissione competente per il nostro territorio è situata a Parma. La protezione umanitaria è concessa quando non vi sono motivi riconducibili alla sicurezza della persona, ma a gravi motivi umanitari diffusi nel contesto di provenienza (dà permesso di soggiorno valido per 2 anni). NON può ottenere nessuna protezione internazionale chi abbia commesso crimini contro la pace, di guerra e contro l’umanità e chi, per crimini commessi nel paese di origine o in quello di accoglienza, è considerato una grave minaccia per la sicurezza dello Stato.

Le domande di richiesta di asilo in Europa
Le domande di richiesta di asilo in Europa

A fronte di un esito negativo, si può richiedere un riesame alla Commissione territoriale (in presenza di nuovi atti che potrebbero portare a esito differente) e a seguito di un ulteriore esito negativo entro 15 giorni si può fare ricorso al Tribunale ordinario di competenza, che decide in tre mesi. Se il tribunale nega lo status di rifugiato, lo straniero deve essere espulso.

In Italia nel 2014 sono state accolte il 58,5% delle domande presentate, mentre mediamente nei paesi UE il dato è del 44,7%. In Emilia-Romagna la percentuale di domande accolte è di poco sopra alla media nazionale, attorno al 60%.

 

PROBLEMI E CRITICITA’ (NEL RAVENNATE)

Al momento sui nostri territori l’aspetto più problematico riguarda la documentazione da presentare alla Questura e alla Commissione: spesso i richiedenti asilo non arrivano con tutti i documenti necessari (anche sanitari), oppure sono registrati come maggiorenni e non lo sono (rientrando così nel programma di accoglienza dei minori non accompagnati), oppure presentano domande manifestamente infondate.

Un altro tema che si affaccia sempre più spesso è la presenza di nuclei familiari fasulli: sono presenti casi in cui donne che sono registrate come mogli di richiedenti asilo si sono rivelate poi vittime di una tratta umana. Quindi sono costrette contro la propria volontà a venire in Italia, per poi essere sfruttate principalmente nei campi della prostituzione e della micro-criminalità. Lo stesso problema vale per i bambini, e l’UE ha in campo una serie di politiche di contrasto a questo fenomeno (interno ed esterno).

A cura di Andrea Piazza

Approfondimenti

La procedura per il riconoscimento della protezione internazionale

40 domande e risposte tratte dal sito di Repubblica.it

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